LA SENTENZA
La minacciò con una pistola: condannato
Aggressione all’uscita dalla discoteca: marchirolese prende 4 mesi
L’aveva minacciata con una pistola all’uscita dalla discoteca e per questo un giovane di Marchirolo è stato condannato.
La anche lei giovane frequentatrice di una nota discoteca di Germignaga nell’aprile di quattro anni fa, raccontò di aver vissuto i «cinque minuti» più drammatici della propria esistenza.
Disse che aveva cercato di separare due gruppi di coetanei, uno dei quali composto da suoi amici, che se le stavano dando di santa ragione subito dopo la chiusura del locale. E per tutta risposta s’era vista minacciare di morte con una pistola puntata alla testa.
Il suo racconto, poi confluito in una denuncia-querela, è stato sviscerato in due processi: il primo davanti al Tribunale di Varese e, il secondo, dinanzi alla quarta Corte d’Appello di Milano.
In entrambi i casi i giudici sono giunti alla medesima conclusione: la ragazza ha detto la verità.
La conseguenza di questo duplice attestato di credibilità della ragazza?
È che chi le ha puntato l’arma contro merita di essere condannato. E così è stato.
Un ventitreenne di Marchirolo è stato condannato a quattro mesi di reclusione (con la condizionale).
Il reato inserito nel capo d’imputazione? Minaccia aggravata dall’uso di un’arma.
Un’arma che, a detto della difesa, non poteva essere contestata, perché non è stata mai trovata; né nell’immediatezza, quando il ragazzo e la sua utilitaria furono perquisite, né successivamente.
È certo che, quella sera, l’imputato aveva alzato un bel po’ il gomito. E già all’interno del locale aveva tenuto una condotta decisamente sopra le righe.
Aveva abbordato la migliore amica della ragazza e, dopo aver subito il due di picche, aveva fatto oggetto le due ragazze con insulti molto pesanti.
Qualche ora più tardi, ecco il nuovo incontro ravvicinato.
Stavolta, l’imputato era nel gruppo che stava avendo la meglio sui rivali.
«Smettetela, non vedete che li state massacrando», era intervenuta la giovane cercando di fare da paciere.
Per tutta risposta, lui l’aveva afferrata per il collo e le aveva puntato la pistola alla testa: «Fatti gli affari tuoi e stai fuori da queste cose che sei una donna», le aveva detto.
«Pensi che non abbia il coraggio di farlo?» l’aveva poi incalzata. Per poi lanciare l’ultima pesante minaccia: «Stai zitta, se dici a qualcuno quello che ti ho fatto, ti ammazzo».
Per quanto paralizzata dalla situazione e alle prese con una crisi di panico, la giovane trovò il coraggio di confidarsi con l’amica. La voce si sparse e raggiunse anche i carabinieri.
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