TRIBUNALE DI VARESE
Germignaga, mutuo con falso e truffa
Mediatore immobiliare condannato a nove mesi

Il pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma l’ha definita, nel corso della sua requisitoria, «una vicenda grottesca», evidenziando la scarsa «credibilità» delle persone offese, che si sarebbero «inserite in una condotta illecita» e poi si sarebbero «tirate indietro senza dire chiaramente perché», e chiedendo infine l’assoluzione dell’imputato, un presunto mediatore immobiliare, classe 1979, difeso dall’avvocato Corrado Viazzo e accusato di estorsione, perché il fatto non sussiste. Nella sua sentenza di ieri mattina, giovedì 11 gennaio, il Tribunale presieduto da Andrea Crema non gli ha dato però ragione: ha condannato infatti l’imputato a nove mesi di reclusione, pur riconoscendo che la vicenda dev’essere ridimensionata e la condanna deve scattare non per il reato di estorsione ma per quello meno grave di truffa (riqualificazione che paradossalmente era stata chiesta dal difensore nella sua arringa).
IL DOCUMENTO FALSO
Ma qual è la vicenda di cui si parla? Sintetizzando, quella del sogno di una casa che si trasforma appunto in estorsione, a sentire le parti offese. La storia della tentazione di ottenere un mutuo più sostanzioso, grazie a un documento falso, che diventa un incubo. Nel 2019 successe infatti che una coppia di Germignaga, che voleva comprare casa ma non aveva abbastanza soldi, pensò di aver trovato una soluzione quando un vicino di casa - l’imputato - si offrì di fare da mediatore con una banca, così da “spuntare” un mutuo migliore. Questo, però, presentando un documento falso, ovvero un permesso di lavoro di tipo G per la Confederazione Elvetica falsificato, in sostituzione di quello vero della donna, che era scaduto. Inizialmente la coppia accettò l’imbroglio, ma poi cambiò idea.
IL FURTO
A quel punto, però, il mediatore immobiliare riferì ai due che aveva consegnato il documento falso a un commercialista di Milano, che era stato vittima di un furto: era sparito così un pc con i file dei documenti falsificati e il professionista - riferì ancora il vicino di casa - aveva già ricevuto una richiesta di riscatto. Un piano elaborato per spillare soldi alla coppia - hanno concluso ieri i giudici, pur riqualificando l’iniziale estorsione in truffa - in cui il mediatore si sarebbe fatto aiutare da un albanese, irreperibile e per questo stralciato. Sarebbe stato infatti lo straniero a pretendere 30mila euro e a ottenerne infine 1.300. Ma poi la coppia denunciò l’accaduto alla Guardia di Finanza.
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