IN APPELLO
Pestaggio fuori dalla disco: condannato
Tre anni e mezzo a uno dei quattro aggressori. La vittima riportò diverse fratture
In quel sabato sera da «Arancia Meccanica» di inizio novembre del 2012, un giovane luinese, oggi 29enne, italiano di origini marocchine, rischiò seriamente la vita. Era uscito con un gruppo di amici per un giro nei bar di Luino, dopodiché aveva deciso di concludere la serata alla discoteca Just In di Germignaga.
Verso le 3 il giovane, che aveva bevuto parecchio e si trovava all’esterno del locale, subì una violenta aggressione da parte di quattro sconosciuti che si accanirono a colpi di calci e pugni contro di lui uscendo dalla discoteca, che fu poi chiusa per 30 giorni su ordine della Questura di Varese. Uno dei quattro aggressori, tutti finiti sotto processo ordinario a Varese per lesioni aggravate (tre hanno però scelto di essere giudicati con riti alternativi), si è visto confermare ieri in appello la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione.
La sentenza è stata pronunciata dai giudici della terza Corte d’Appello di Milano che hanno inoltre confermato anche il diritto della vittima a ottenere in un separato giudizio civilistico il risarcimento danni. D’altronde, quel pestaggio gli costò una prognosi di 45 giorni per frattura delle ossa della faccia e un trauma cranico facciale con frattura delle pareti del seno mascellare. Non fu facile per gli inquirenti risalire al responsabile, oggi 40enne.
La svolta arrivò esaminando i filmati dell’impianto di videosorveglianza della discoteca. Uno di questi riprese l’imputato mentre sferrava un calcio in testa al poveretto quando era già riverso a terra (perché colpito in precedenza). A tradire l’imputato due tatuaggi: uno scorpione il cui aculeo era inciso su parte del collo e un ragno sulla mano.
Il movente del pestaggio? Pare futili motivi. A fare da innesco potrebbe essere stato l’abuso alcolico e qualche parola di troppo. Ma il condizionale è d’obbligo. Il Tribunale di Varese, che in primo grado, aveva peraltro assolto due buttafuori dall’aver usato un teaser contro il luinese, aveva tenuto anche a stigmatizzare la condotta «odiosa e riprovevole» dell’imputato.
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