IL PERSONAGGIO
Gigi Riva: "Così fui scartato dal Varese"
Rombo di tuono ricorda i primi passi della sua carriera e promuove lo spettacolo di Francesco Pellicini: "Un lavoro corretto"

Nato a Leggiuno, Gigi Riva era potenzialmente un giocatore dal futuro biancorosso. Ci siamo andati vicini ma non se ne è fatto nulla perché al momento buono qualcosa non ha funzionato.
Il futuro Rombo di tuono infatti non superò il provino finendo scartato dal Varese, Leggenda vuole che uno degli esaminatori - non proprio illuminato - pronunciasse questa frase: "Non va bene, ha solo il sinistro".
Una bocciatura clamorosa. Un errore che ricorda quello degli insegnanti che diedero 5 in italiano a Luigi Pirandello o dei giurati che relegarono Vasco Rossi all’ultimo posto al Festival di Sanremo...
"Su quel provino sono state dette tante cose ma la verità è un’altra. La so io e la sanno alcuni amici, quelli che la notte precedente al provino mi videro giocare a piedi nudi a calcio per ore. All’appuntamento con il Varese mi presentai con le fiacche e la mia prova non fu brillantissima. E del resto, a voler ben guardare, il futuro era già tracciato perché il Legnano aveva giocato d’anticipo. E dopo il Legnano è arrivato il Cagliari".
Così il leggiunese Gigi Riva ricorda e fa chiarezza su uno dei maggiori misteri della sua straordinaria carriera che lo legano alla squadra biancorossa con cui i destini non si unirono mai (dopo un anno a Legnano, approdò in Sardegna e da lì non si mosse più).
"Rombo di tuono" parla anche di "Da Leggiuno in Nazionale", lo spettacolo-omaggio di Francesco Pellicini.
"Ho posto un’unica condizione: che lo spettacolo non venga in tour in Sardegna. Non vorrei imporre la storia della mia vita ai sardi, da queste parti mi sembra di essermi già imposto fin troppo".
In questo modo Riva spiega il suo rapporto con l'opera di teatro-canzone che l’attore e regista luinese ha scritto e porta in scena raccontando appunto il percorso, non solo sportivo, di "Rombo di tuono", come Gianni Brera chiamava il bomber.
"Quando mi ha parlato del suo progetto - dice Riva di Pellicini - l’ho ascoltato con attenzione. Di istinto non posso che fidarmi di un ragazzo di lago, del nostro lago. Non ho ancora visto lo spettacolo ma l’hanno fatto persone a me molto vicine e mi hanno assicurato che ha quella caratteristica che sentivo necessaria: la correttezza. Davanti a questo biglietto da visita mi è sembrato logico concedere l’autorizzazione. Specie se, come è accaduto finora, le rappresentazioni sono in provincia di Varese, in quella provincia a me sempre cara".
Un grande Gigi Riva, grande calciatore e grande uomo. Per capirlo basta vedere la puntata a lui dedicata dal programma "Sfide" della Rai. O basta ascoltarlo quando, al telefono dalla Sardegna, parla ("Se ho due minuti per voi? Per La Prealpina li ho sempre") del suo compagno più bistrattato di quel Cagliari capace, nel campionato 1969-1970, di mettere tutti in fila e vincere un epico scudetto. "Alcuni lo ricordano solo per le sue autoreti ma in realtà Comunardo Niccolai, che oltretutto di autoreti non ne ha poi fatte così tante, era un ottimo difensore. Ai Mondiali in Messico nel 1970 il titolare era lui. Si infortunò durante la prima partita e lasciò al posto a Roberto Rosato che era, giusto ricordarlo, la sua riserva".
Il numero unidici per eccellenza non dimentica le radici.
"Mi dispiace tantissimo che il Legnano calcio sia stato cancellato".
E aggiunge, per sdrammatizzare: "Ai tempi avevo anche rivolto un appello per salvarlo; ho il dubbio che sia stato proprio il mio intervento a farlo fallire...".
E a proposito di interventi, ma fisici e di quelli che fanno male, Riva confida che, potendo tornare indietro, dalla sua carriera vorrebbe eliminare "se non il primo almeno il secondo, in Austria con la Nazionale, infortunio grave".
Cresciuto nelle giovanili del Laveno Mombello e con all’attivo la bellezza di 164 reti nel Cagliari e 35 con gli azzurri, non ha certo avuto una vita in discesa. Specie all’inizio quando ha perso il padre a soli nove anni.
"Da Leggiuno in Nazionale" parte da qui, da quel bambino che capisce (troppo) presto il significato di parole come dolore e sacrificio. Troverà la via maestra nel calcio, entrando nella storia da campione. Storia vera.
"Mi ritengo fortunato e orgoglioso allo stesso tempo. Aver scritto, inscenandolo, il primo ed unico spettacolo in Italia sulla vita di Gigi Riva - con il suo consenso - è un privilegio che gelosamente rivendico e custodisco. In teatro cerco poesia, romanticismo, serietà, professionalità. Le stesse doti dell'uomo Riva dentro e fuori il campo da calcio. Non è una semplice e banale storia di "pallone" la mia, è una storia di vita, d'equilibrio, di sofferenza, di sacrifici, passione e meritata ricompensa umana per chiunque ci creda. Dire Riva a Cagliari e come dire Maradona a Napoli. Ma Riva è un patrimonio nazionale, un uomo cresciuto proprio in provincia di Varese avendo il lago nel sangue. Unire calcio, teatro, lago, poesia è l'emozione che ho sempre sognato, quando Riva mi ha dato l'ok non credevo alle mie orecchie" le parole di Pellicini.
Altri servizi sulla Prealpina in edicola venerdì 30 maggio.
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