L’ANALISI
Giorgetti: «Fase di tensioni sociali»
Il ministro varesino manifesta preoccupazioni. «L’Italia dovrà fare la sua parte, ma è l’Europa che deve avere uno scatto di consapevolezza».

«Certo l’Italia dovrà fare la sua parte, ma è l’Europa che deve avere uno scatto di consapevolezza, rispetto a una situazione storica nuova». Ha parlato di preoccupazione e strategie, Giancarlo Giorgetti, protagonista ieri, 29 agosto, dei tradizionali incontri del lunedì dell’Associazione per il progresso del Paese, la creatura di Alfredo Ambrosetti tornata all’appuntamento in videoconferenza Zoom dopo la pausa vacanziera (in apertura, un omaggio a Piero Angela).
Il ministro dello Sviluppo economico, collegato online dal Mise con altri 140 protagonisti di primo piano del panorama istituzionale, culturale e imprenditoriale, da Gianni Letta al professor Silvio Garattini a Tronchetti Provera, ha parlato del clima post crisi di governo. “Dopo Draghi, il diluvio?”
«Un titolo volutamente provocatorio, forse il diluvio è già arrivato - ha incalzato il politico leghista varesino, candidato il 25 settembre alla Camera ma in Valtellina e non a Varese -. E non si è ancora colto l’impatto dell’inflazione sotto il profilo sociale: il ritorno dopo decenni scombina tutto, causerà problemi enormi, tanto che anche il Pnrr, su cui Italia ed Europa nutrivano grandi speranze per la ricostruzione post Covid, ora è a rischio, per l’impossibilità a rispettare certi parametri. Andiamo incontro a una fase di tensioni sociali a lungo sconosciute. Il recupero del potere d’acquisto dei lavoratori è un tema centrale e non basta l’una tantum da 200 euro».
Ora il rischio non è la copertura finanziaria, quanto «l’economia reale, visto che è la grande manifattura italiana a reggere il nostro enorme debito e non certo la pubblica amministrazione». Giorgetti parla come esponente del governo in uscita ma anche con la voce di un “vecchio saggio” capace di tirare le orecchie pure ai suoi sulle imminenti elezioni. «Dal giorno dopo, il 26 settembre, i politici tornino sulla terra, capendo i problemi veri della gente, senza demonizzare l’avversario. Dobbiamo dimostrare di essere una democrazia matura: servono un governo forte, una maggioranza forte e un’opposizione forte. Ha ragione Draghi: non dobbiamo temere la democrazia né il risultato elettorale, chi vince governa, ma ci sono preoccupazioni sovrastimate sui rischi legati ad alcuni possibili vincitori per i rapporti internazionali».
L’uscita di scena di Draghi è stato uno choc per la Ue, «ma per il suo prestigio internazionale il suo ruolo futuro sarà più auspicabile in Europa che non in Italia». I rincari energetici sono lo spettro della prossima stagione autunno-inverno: «Già la scorsa estate avevamo notato le prime impennate, causate dal virare della Cina sul gas sull’onda della transizione energetica. Poi è arrivato il conflitto. L’Europa ha un ruolo fondamentale e rischia molto, se non interpreta il nuovo assetto geopolitico mondiale».
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