LA SENTENZA
Gorla: la deejay, il fidanzato e l’altro: condanne bis
Pena ridotta per le botte inferte dal compagno e da un amico allo spasimante della ragazza

C’era lei: la deejay milanese in rampa di lancio che nell’ottobre di cinque anni fa riempiva con i suoi set le notti discotecare della metropoli. Poi, c’era lui: il fidanzato, originario di Gorla Maggiore, all’epoca quarantatreenne. Infine, c’era l’altro: un giovane fan della deejay che non si perdeva mai le sue serate.
«Mi aveva chiesto l’amicizia sui social e io gliel’avevo data. Poi, aveva chiesto di frequentarmi e di venire ai miei show e io gli avevo detto, “okay, ma guarda che c’è sempre con me il mio fidanzato”», ha spiegato in seguito la deejay davanti al giudice. Per poi aggiungere: «Sì, avrebbe voluto uscire da solo con me, ma non è mai successo».
Insomma, un ménage a trois che ha retto per un po’. Ma è finito male. Per il terzo incomodo. Massacrato di botte dal fidanzato della deejay e da un loro amico. Morale: i due aggressori sono stati condannati in primo grado a tre anni dal Tribunale di Milano. Pena ora ridotta a un paio d’anni a testa dopo il concordato in appello, il patteggiamento intercorso tra difese e Procura generale, fatto proprio dai giudici della terza Corte d’Appello.
La sera del fattaccio sembrava una come tante. Con la deejay in consolle e, nello stesso locale in zona Naviglio Pavese a Milano, il gorlese con un suo amico e il fan. Terminata la performance musicale, verso le 4 del mattino, il quartetto, stanco, ma evidentemente affamato, era andato in cerca di un posto dove mettere qualcosa sotto i denti. Solo che l’amico del fidanzato era sbronzo e tendeva ad attaccare briga con chiunque gli capitasse a tiro. Una situazione non facile da gestire. L’ubriaco aveva stuzzicato anche il fan, che l’aveva mandato a quel paese. Non l’avesse mai fatto. Era stato aggredito. Ma a “dargli la lezione” non c’era solo l’attaccabrighe, bensì anche il fidanzato della deejay, forse esasperato dall’ingombrante presenza. L’avevano spinto a terra, preso a calci e pugni e gli avevano storto il braccio al punto da rompergli il polso. Facile intuire le urla di dolore del poveretto che avevano richiamato sul posto gli agenti della polizia locale. Sono stati loro a risalire alla catena di responsabilità. Con i due aggressori, scappati subito, condannati, E la deejay che, a causa delle dichiarazioni rese nel processo, rischia un’imputazione per falsa testimonianza.
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