DOLCETTO SCHERZETTO
Halloween, oltre le zucche e le banalizzazioni
La memoria, le radici antiche e il significato vero della ricorrenza
Rieccoci. Puntuali come le zucche d’autunno. E riecco la polemica di cui non si sentiva la mancanza: «Halloween è una banalizzazione americana, una festa commerciale che non ci appartiene». Eppure basterebbe uno sguardo meno superficiale per accorgersi che, dietro dolcetti e scherzetti, si nasconde una memoria antichissima. Fra il 31 ottobre e il 2 novembre si collocava, già nei culti celtici, Samhain, la soglia tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
LUCE E OMBRA INSIEME
La Chiesa, come spesso accadde, non cancellò ma assorbì: nacquero così Ognissanti e la Commemorazione dei defunti. È sincretismo, non paganesimo commerciale. È cioè la capacità di tenere insieme luce e ombra, vita e morte, memoria e rinascita. Accadde anche durante la terza cristianizzazione delle nostre terre, sotto Carlo Borromeo. Sass da Preja Büja (a Sesto Calende, non chissà dove) e Preje schirghe sparse per tutto il territorio al di qua e al di là del Lago Maggiore sono la trasformazione dei luoghi della devozione alla Dea Madre a quella di Maria, raffigurata nelle edicole edificate alla Madonna del Latte.
È la continuità del rito che cambia nome ma non significato profondo. Ovvero l’affidamento a una Grazia sovrumana: il senso stesso della fede. Allora perché scandalizzarsi per Halloween?
MITO EGIZIO E CRISTIANESIMO
In fondo, anche il Natale nasce dal medesimo principio, cioè la Festa della Luce che rinasce nel buio dell’anno: il Solstizio d’inverno già celebrava la nascita del Sole, da Mitra a Osiride. E farà specie scoprirlo ma quest’ultimo richiamo a una divinità egizia è un’assonanza più vicina a noi di quanto possa sembrare. Nel mito egizio, Osiride viene tradito dal fratello Seth. Durante un banchetto - tredici a tavola, come poi nell’Ultima Cena - Seth e i suoi complici fanno a pezzi Osiride e lo gettano nel Nilo: è l’archetipo del tradimento, della morte e della rinascita. Osiride sarà ricomposto da Iside, come il seme che torna nella terra per rinascere a nuova vita. Nel cristianesimo l’eco è evidente: tredici a tavola, l’Ultima Cena, il tradimento di Giuda. Il sacrificio dell’uomo-re-dio che muore e risorge ogni anno seppur in chiave teologica differente. Ma in realtà è sempre la stessa dinamica: una morte necessaria perché ci sia rigenerazione. È il compimento dei due misteri: il trascendente che discende e il seme che risorge diventano un solo atto di speranza.
BABBO NATALE
Persino Babbo Natale è frutto di un lungo viaggio simbolico. Santa Klaus - da Nikolaus - trae infatti origine da San Nicola vescovo di Myra, protettore dei bambini e dei marinai, guarda caso due categorie di viaggiatori per eccellenza, gli uni nel tempo, gli altri tra mare e stelle: la sua festa cade il 6 dicembre, e in molte zone del Nord Europa - ma anche in alcune città italiane, come Bergamo - questa data è ancora «il vero Natale», il giorno in cui si scambiano dolci e doni. I biscotti natalizi, i pani speziati, i dolci di San Nicola vengono da lì, non dal marketing. La Coca-Cola, molto più tardi, prese quell’immagine vescovile rivisitata dall’illustratore Haddon Sundblom e la trasformò in icona pubblicitaria globale. Dov’è allora la «banalizzazione»?
HALLOWEEN NON E’ IL PROBLEMA
Forse nel dimenticare che ogni rito nasce come un modo per dare senso al tempo, e muore quando lo riduciamo a consumo: Halloween non è il problema. Semmai il problema è credere che una festa valga solo per i suoi scontrini. Chi demonizza le zucche vuote ma poi misura il Natale in pacchi e il Venerdì Santo in prenotazioni al ristorante non difende la tradizione: la svuota. Riscoprire il senso profondo di queste ricorrenze non significa fare archeologia del sacro ma ricordare che ogni passaggio di stagione chiede memoria e rinascita. E che la luce, per tornare, ha sempre bisogno del buio. Che poi questo buio sia spesso il riflesso delle ombre che ci trasciniamo più o meno ignari e che rinfacciamo con rabbia e violenza all’Altro, è un’altra distorsione sulla stessa frequenza. Quella dell’Amore.
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