LA TESTIMONIANZA
«Ho svegliato mio marito: Peppino, c’è il terremoto»
Da Albizzate ad Adana per incontrare la figlia Lucia Bosetti, campionessa di volley. L’altra notte l’incubo

«Dico solo che devo ringraziare qualcuno se l’abbiamo scampata. Siamo stati fortunati che il palazzo è rimasto su e non è crollato. Ho visto crepe e pezzi di cemento nella doccia». Franca Bardelli inizia con queste parole il racconto della terribile notte in cui il sud della Turchia è stato devastato da un tremendo terremoto. L’allenatrice di Albizzate era arrivata ad Adana lo scorso venerdì assieme al marito Giuseppe Bosetti per trascorrere una decina di giorni assieme a Lucia, la maggiore dei loro quattro figli: schiacciatrice la scorsa stagione all’Uyba che in questa annata aveva scelto di andare a giocare al Cukurova Belediyesi, club che milita nella Sultan Liga turca. E invece il loro soggiorno si è rivelato molto più breve del previsto e con una sorpresa per nulla gradita.
«Era notte, stavamo dormendo tutti ma intorno alle 4.30 abbiamo sentito la scossa», ripercorre quei tragici momenti: «Ho detto a Peppino di alzarsi, che c’era il terremoto. Un risveglio traumatico che non ti permetteva di essere lucido. La scossa era talmente forte che non riuscivamo a stare in piedi. Abbiamo preso in fretta e furia la giacca, le scarpe, il telefono e la borsa e siamo usciti fuori in pigiama. In strada c’era ancora poca gente perché noi eravamo solo al primo piano ma dai palazzi alti era complicato scendere. C’era vento, pioveva. Poi ci è stato detto di raggiungere un certo posto, ; allora uno di noi è tornato in casa a prendere le chiavi dell’auto. Ci siamo mossi e abbiamo raggiunto quello che nel buio mi è sembrato un grande piazzale. Per le strade c’era il panico e code ai distributori di benzina. Siamo rimasti lì fino alle 8- 9 del mattino».
Le parole di Franca sono ferme, lucide ma qualche pausa mostra evidenti i segni della grande paura vissuta. «Poi il club di Lucia ci ha avvisato di raggiungere la palestra dove solitamente si allenano e dove ci avrebbero messo a disposizione la sala pesi. Siamo tornati a casa a prendere giusto quattro cose e ci siamo diretti in palestra, dove siamo rimasti ad aspettare. Ricordo benissimo: stavo per infilare nella presa il cavo per caricare il telefono quando abbiamo sentito una nuova scossa».
Ancora il panico, l’incubo non era finito. «Ormai eravamo convinti che avremmo dovuto dormire in palestra», riprende Franca: «Siamo tornati a casa a prendere delle coperte ragionando sul da farsi. L’idea di andare in aeroporto per provare a trovare un volo l’abbiamo scartata perché ci dicevano che sarebbe stato impossibile. Così abbiamo noleggiato un pulmino che ci potesse portare ad Ankara assieme ad altre quattro persone».
L’importante era allontanarsi da Adana dove nel frattempo si registravano centinaia tra morti e feriti. «Il viaggio è stato allucinante. Faceva freddo, le strade erano brutte, buie, pioveva, a tratti nevicava e l’autista andava costantemente tenuto sveglio. Abbiamo dormito giusto tre ore». La famiglia Bosetti è arrivata all’aeroporto di Ankara alle 4 italiane di ieri mattina.
«Come se tutto ciò non bastasse ci si è messa pure la tempesta di neve su Istanbul con quasi tutti i voli cancellati. Sembrava una situazione surreale. Il problema è che dovevamo raggiungere a tutti i costi Istanbul perché Lucia aveva prenotato il volo di rientro per l'Italia con partenza domani mattina (stamattina, ndr) presto mentre per noi c'è un po' più di margine. Solo in tarda serata abbiamo finalmente trovato posto su un volo per Istanbul. Siamo riusciti a recuperare i nostri bagagli mentre Lucia giusto un trolley, tutto il resto delle sue cose è ad Adana. E non so quando ci tornerà».
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