VARESE
I dubbi intorno al reparto di geriatria
Dal 27 maggio l’unità operativa dovrebbe essere spostata all’ospedale di Angera

Davvero i nostri ospedali non sono più ospedali per vecchi? Parafrasi senza alcuna intenzione di mancare di rispetto ai tantissimi anziani che sono passati e passeranno nelle strutture ospedaliere dell’Asst Sette Laghi.
E nemmeno di criticare le scelte di chi, spostandoli, li ha protetti dall’onda lunga del virus.
Ma il quesito, ora che si va verso la normalizzazione delle cure, è lecito.
Per «legge», la geriatria si occupa degli over 65.
Giovincelli: provate a dire a un over 65 che è anziano, oggi.
Così di solito nel reparto di geriatria entrano gli over 75, o almeno fino a un anno fa, prima che il Covid stravolgesse e travolgesse tutto, era anche la sede fisica del luogo di cura degli anziani a Varese.
A oltre un anno dal trasloco della geriatria, dal quinto piano del monoblocco di via Guicciardini a Varese, ad Angera e poi a Tradate, con spostamenti vari arrivati a sei o sette e collegati alla pandemia, si ripropone il quesito su dove è meglio che stia il reparto.
Si va infatti verso la normalità nella gestione dei nostri ospedali.
La geriatria tornerà mai a Varese?
Avrà mai più il supporto delle cure ad alta intensità degli altri reparti di un hub, come appunto il Circolo?
Al momento la risposta sembra essere no: a fine mese, il 27 maggio, a quanto dichiarato dall’Asst Sette Laghi in un comunicato venerdì scorso, la geriatria dovrebbe finalmente tornare ad Angera, da Tradate, dove era stata spostata lo scorso marzo. Chiaro l’intento all’epoca:
proteggere gli anziani dalla pandemia e predisporre e disporre più posti per malati Covid gravi a Varese.
Una scelta di certo lungimirante, visto quanto accaduto agli anziani colpiti dal virus.
Una scelta che è stata mantenuta nel tempo, con vari traslochi tra Angera e Tradate. Anche quando sono stati aperti reparti Covid negli altri ospedali dell’Asst, dunque anche ad Angera e a Tradate.
Ora, con la chiusura dell’ultimo reparto Covid, l’Ondoli, sulle rive del Verbano, si appresta ad accogliere gli anziani della geriatria, i loro specialisti e gli infermieri.
In ottobre i posti letto ad Angera erano 26, il numero è variato a seconda delle esigenze e degli spostamenti, nulla a che vedere con i 45 posti che c’erano al quinto piano dell’ospedale di Circolo.
«Credo sia importante che la geriatria torni a Varese e che rimanga una unità operativa in una struttura per acuti», dice Luigina Guasti, eletta da poco presidente del corso di laurea di Medicina dell’Università dell’Insubria, a capo della scuola di specialità di geriatria e, sul fronte puramente ospedaliero, della Medicina dell’ospedale di Luino dopo aver trascorso tanti anni a capo di una delle Medicine di Varese.
«La geriatria ha bisogno dell’interazione stretta con altri reparti e con vari specialisti per il proseguimento ottimale delle cure per i nostri pazienti e, non da ultimo, di una strumentazione diagnostica che sia all’avanguardia - continua la docente che è anche presidente della task force di Cardiologia geriatrica nell’ambito della Società europea di Cardiologia - registriamo anche una forte crescita della Scuola di specialità, non c’è bisogno di spiegare a nessuno che la nostra popolazione, e in Lombardia in particolare, sta invecchiando e che accanto a declinazione per subacuti o riabilitative che vanno garantite, vanno altrettanto garantite cure per acuti con diagnosi il più possibile raffinate e formazione di specialisti ai quali offrire tutte le possibilità di crescita necessarie».
Dei 16 specializzandi due hanno gettato la spugna, negli ultimi mesi, e forte è il dubbio che una delle ragioni possa essere ricondotta anche alla lontananza dalla «capitale dell’impero» sanitario.
Ci sono poi altre due questioni, molto diverse l’una dall’altra, ma non secondarie: la prima riguarda il fatto che i benefattori varesini abbiano voluto arricchire l’offerta sanitaria investendo anche in quel padiglione Cattaneo che era la vecchia geriatria e che, nei piani, dovrebbe essere demolito per fare posto al muovo day center: nei mesi scorsi ci sono state polemiche, anche di natura politiche sulla questione e raccolta firme per richiedere la conversione dell’edificio e non l’abbattimento.
La seconda questione riguarda l’andirivieni che moltissimi pazienti e i loro parenti dovrebbero fare, a seconda della struttura di ricovero.
Aspetto forse minimale in questi mesi a causa dei divieti, quasi assoluti, per l’emergenza sanitaria, di visita ai ricoverati. Aspetto che si spera vada a risolversi a breve e in modo definitivo.
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