BELFORTE
I rovi soffocano il Castello
I cittadini scrivono al Comune. Il sindaco: «Interventi appena il maltempo cederà»

«L’area del castello di Belforte è diventata una giungla di rovi. Intervenite». Lo chiede un gruppo di cittadini del quartiere a nord-est del capoluogo, particolarmente legata al luogo storico, da anni semi-abbandonato.
Sull’argomento i belfortesi hanno inviato una lunga lettera all’amministrazione comunale ricevendo, dopo qualche giorno, la risposta del sindaco Davide Galimberti, il quale ha rassicurato: «Appena il tempo volgerà al bello, interverremo».
Tutto è partito dalle condizioni in cui si trovano il cortile e le zone immediatamente limitrofe al castello. «Non è possibile - dicono i residenti e altri appassionati del luogo legati al Bollettino di Belforte - lasciare che le acacie, i rovi, il luppolo e altri arbusti inghiottano ancora una volta il nostro amato rudere. Ogni spina in quel paesaggio è una coltellata alla nostra memoria. Ogni viluppo di rami soffoca nuovamente la voce della nostra storia e la riporta in un limbo doloroso. Ci preme pertanto chiedere anche per quest’anno, partecipando della voce collettiva dei belfortesi, la pulizia e la messa in sicurezza del sito, in attesa del verdetto circa il bando di Fondazione Cariplo che l’amministrazione ha presentato agli esordi di giugno come risolutivo».
Alcuni interventi di pulizia erano già avvenuti negli anni scorsi, in un paio di occasioni, prima per poter effettuare una spedizione conoscitiva negli interni con alcuni studiosi e appassionati e poi per poter presentare in maniera dignitosa il luogo ai relatori che sarebbero intervenuti al convegno «che ha contribuito a risvegliare la coscienza collettiva intorno alla causa del castello dove soggiornò il Barbarossa e che nei secoli successivi alla costruzione di Palazzo Biumi e alla sua trasformazione in corte rurale è stato il teatro della vita contadina delle nostre genti». Grazie a quest’ultimo appuntamento e ad altri approfondimenti, i belfortesi sono riusciti a «riscoprire storie dimenticate, riportando di dominio pubblico la questione della straordinaria valenza storica, artistica, culturale del Castello, la cui narrazione è stata quasi interrotta da almeno un decennio».
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