IL BILANCIO
I segreti dei tre scheletri di Sesto Calende
Conclusa la prima parte del lavoro degli archeologi tra l’entusiasmo della gente. L’intervista al direttore scientifico Emanuele Intagliata
Se all’inizio gli scavi vicini alla chiesetta di San Vincenzo avevano suscitato tra i sestesi solo un po’ di tiepida curiosità, con il passare delle settimane l’interesse per il lavoro degli archeologi di Milano si è trasformato in puro entusiasmo: in occasione di ogni visita guidata - cadute di martedì per tutto settembre - la gente è via via aumentata fino a più di cento persone per l’ultimo appuntamento. E non sono mancati regali e “coccole” sotto forma di gelati e bibite fresche nei giorni più caldi e vassoi di pizzette quando la stanchezza prendeva il sopravvento.
«CI AVETE FATTO SENTIRE A CASA»
Insomma, i ricercatori e gli studenti, sempre disponibili ad accogliere anche a tutte le ore i visitatori, sono stati “adottati” dagli abitanti di Sesto e la platea gremita ieri alla conferenza per la chiusura della stagione degli scavi è la dimostrazione di quanto vedere spuntare dalla terra muri, frammenti di ceramica e perimetri di edifici antichi abbia affascinato gli abitanti della città sul Ticino. «Capita raramente di essere accolti così da una comunità. Ci avete fatto sentire a casa», ha detto al pubblico Emanuele Intagliata, direttore scientifico del progetto e docente all’Università degli Studi di Milano. «Devo ringraziare tutti i cittadini, la precedente amministrazione con la quale abbiamo iniziato questo progetto e l’attuale che ci è stata accanto in questi ultimi mesi».
IL BILANCIO DEGLI SCAVI
Durante l’incontro di ieri, domenica 29 settembre, che si è svolto sul grande prato dove si sono svolti i lavori, Intagliata, titolare della cattedra di Archeologia Cristiana e Medievale, e Lorenzo Zamboni, responsabile di quella di Archeologia Classica di Milano, hanno riassunto le fasi del lavoro di ricerca e ciò che hanno trovato nei tre distinti saggi, come si chiamano in gergo le aree di intervento: dal primo sono venuti alla luce i muri perimetrali e l’abside di una chiesa di cui si dovrà capire l’epoca; dal secondo una struttura che probabilmente risale alla fine dell’Età Repubblicana e l’inizio di quella Imperiale, cioè tra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo. «Era un grande edificio e non aveva caratteristiche domestiche, credo che si tratti di un luogo di culto» ha spiegato Zamboni; dal terzo punto di scavo è emerso un piccolo edificio e tre sepolture. «Si tratta di una struttura dell’Alto Medioevo», ha raccontato Intagliata. «Trovare i tre scheletri, uno di un bambino e due di individui adulti, ci ha sorpresi. Non abbiamo trovato alcun corredo funebre a parte una piccola croce di ferro posta accanto al bambino. I resti ossei saranno ora analizzati in laboratorio così da capirne il sesso, l’età e se avessero delle malattie». Con grande delusione dei sestesi pochi giorni fa i saggi sono stati coperti da teli protettivi e dalla terra asportata.
«TORNEREMO L’ANNO PROSSIMO»
«Sappiamo che la decisione di chiudere è stata una brutta sorpresa per voi - ha detto il docente - ma la chiusura è fondamentale per proteggere ciò che abbiamo trovato. Ma l’anno prossimo torneremo perché è un sito davvero interessante». I terreni su cui si sono focalizzate le indagini sono di proprietà della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e il progetto ha fondi per coprire le spese dell’anno prossimo. «Prendiamo l’occasione per fare un appello a chi volesse aiutarci dal punto di vista economico a proseguire anche nei prossimi anni i lavori», ha concluso Zamboni. L’applauso finale fa ben sperare.
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