LA COPPIA
«Ci perseguitano perché siamo gay»
La denuncia-sfogo di una coppia omosessuale che vive nel Varesotto: «Vicini omofobi, siamo disperati»

Si sfogano. Denunciano di essere perseguitati. Non nascondo di pensare alla “fuga”. Antonio e Francesco (nomi di fantasia) sono uniti civilmente e vivono in una villetta in un paesino della provincia di Varese. Villetta che ora stanno pensando di vendere: «O qualcuno ci tutela, come chiediamo inutilmente da tre anni, oppure saremo costretti a scappare». I due spiegano: «Siamo perseguitati dai nostri vicini di casa omofobi. Ma nessuno ci ascolta. Siamo disperati, non viviamo più».
LA PAURA E LE QUERELE
La coppia vuole mantenere l’anonimato perché ha paura di quei vicini (marito e moglie) che - denuncia - dal 2021 li hanno presi di mira con dispetti, minacce, atti vandalici, insulti, e soprattutto «un atteggiamento omofobico costante». Dal 2021 a oggi Antonio e Francesco hanno presentato una ventina di querele, raccontando episodi di aggressioni verbali, violazioni di domicilio o della privacy, danneggiamenti. E dando vita a diversi singoli fascicoli, che però «non colgono il quadro d’insieme» e non sono mai stati riuniti in uno solo, con l’imputazione di atti persecutori. Come ha invece chiesto il loro difensore, l’avvocato Marco Orrù, che ha recentemente presentato un’istanza alla Procura della Repubblica chiedendo la riunione di tutti i procedimenti penali, con l’ipotesi di stalking e l’aggravante dell’omofobia. Perché - proseguono - il complesso dei comportamenti dei vicini li ha portati a vivere in un grave stato d’ansia, con timore per la propria incolumità e con la conseguenza di aver dovuto cambiare le abitudini di vita.
LA SALUTE
Insomma, ci sarebbero tutti gli elementi che configurano il reato di stalking. «Non faccio che controllare le telecamere della nostra abitazione e verificare che nessuno mi stia seguendo», racconta uno dei due. Il quale evidenzia anche un aggravamento delle proprie condizioni di salute, tanto da dover lasciare il lavoro. Una situazione che sarebbe documentata anche dal punto di vista medico: lo psichiatra dell’Asst Sette Laghi gli «ha diagnosticato una sindrome da stress post traumatico». Per loro, quindi, il nesso di causalità tra le condotte dei vicini e il peggioramento della loro vita è molto più di un’ipotesi investigativa: è «un incubo che non sembra trovare fine». E il risultato di questa «lunga serie di atti persecutori, che toglie il sonno e la serenità», potrebbe essere quello di andarsene da quella villetta «acquistata con tanti sacrifici». Ma, si chiedono, «è giusto arrivare al punto di lasciare una casa perché si è perseguitati?».
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