IL DIBATTITO
II Varesotto sta stretto a Saronno
Torna d’attualità il tema di un eventuale ingresso nella Città Metropolitana

Il Varesotto sta stretto a Saronno e al Saronnese: non è una novità che la periferia sud della provincia si sia sempre “guardata attorno” e in passato alcuni spicchi di territorio - come la comasca Cassina Ferrara o la milanese Caronno Pertusella - già di altre province facevano parte.
Ora il tema torna di grande attualità, non solo per le vicissitudini e il depotenziamento dell’ospedale saronnese, che alcuni imputano alla troppo distante Busto Arsizio dove si trova la relativa Azienda ospedaliera (che gestisce anche Saronno), ma anche per le “simpatie” mai nascoste del locale centrosinistra (ora al governo cittadino) all’ipotesi di una Saronno parte integrante della “Città metropolitana” di Milano, partendo dal concetto che da sempre i saronnesi hanno guardato “più a Milano che a Varese“; per lo studio, per il lavoro e per lo svago.
Il Comitato del 2015
Nel 2015 era nato il “Comitato per Saronno nella Città metropolitana” e questo è stato uno dei temi locali più dibattuti nell’ultimo quinquennio. Anche nella recente campagna elettorale, quando proprio da piazza Libertà il sindaco di Milano Beppe Sala aveva aperto alla collaborazione con Saronno quando era venuto in città per sostenere la candidatura di Augusto Airoldi che di lì a poco sarebbe poi diventato nuovo sindaco saronnese. Airoldi, sostenuto da una coalizione formata da civici e Pd, per ora non si è espresso in modo esplicito sulla “Saronno metropolitana”, ma sicuramente è una delle questioni che sono sul tavolo. Mentre la posizione del Partito democratico è chiarissima: «Giusto sedersi attorno a un tavolo e parlarne, ma senza “derby” fra partiti e senza politicizzare tutto».
Goccia nel mare
«Una goccia nel mare»: per la Lega questo sarebbe Saronno, con i suoi 39mila abitanti e il Saronnese che arriverebbe forse a 150 mila residenti, all’interno della Città metropolitana, 133 Comuni con 3 milioni e 200mila abitanti. Per il Carroccio ci sarebbero quindi grandi difficoltà a “pesare” per davvero. È anche per questo che nel 2016, poco dopo essere stato eletto l’allora sindaco, il leghista Alessandro Fagioli aveva cancellato la decisione del predecessore, Luciano Porro del Pd, di aprire un iter di adesione alla Città metropolitana. Avviando invece un progetto alternativo «per fare riconoscere al Saronnese lo status di zona omogenea in cui valutare di svolgere in maniera associata funzioni sovracomunali e comunali, dai servizi sociali alla polizia locale». Questa era l’idea di Fagioli, che però si è solo parzialmente concretizzata.
Il nodo dei servizi
Una Saronno “metropolitana“, o in una provincia (Como? Monza e Brianza?) diversa metterebbe tuttavia a rischio la conferma in città di servizi importanti, che potrebbero essere considerati come doppioni. È questo un argomento spesso sollevato da chi ritiene “strategico” restare nel Varesotto. Oggi a Saronno c’è uno dei presidi più importanti per quanto riguarda i vigili del fuoco nel sud della provincia, ma nella “Città metropolitana” sarebbe solo una delle tante caserme. E le Compagnie di carabinieri e guardia di finanza resterebbero entrambe “autonome” o verrebbero inglobate in organizzazioni limitrofe più grandi in termini di territorio ed effettivi?
L’altro lato della medaglia potrebbe essere una maggiore integrazione con le realtà del Milanese, dai trasporti pubblici (si risparmierebbe anche qualcosa a livello di tariffe), per la scuola e la sanità, e per le politiche del lavoro. Una scelta, in ogni caso, non facile.
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