AUMENTI SGRADITI
Il caffè al bar è più «salato»
Aumento medio di 10 centesimi. Zambelli: «Troppe spese». Bossi: «Il costo giusto? 1,40 euro»

Il caffè al bar, un rito irrinunciabile per molti. Ma che ora rischia di diventare amaro, anzi indigesto, a causa dell’impennata record del costo delle materie prime. Il fenomeno non risparmia neppure il tanto amato espresso, con le quotazioni del caffè arabica che sono aumentate dell’80% mentre quelle del robusta sono salite del 70%.
Non solo: a essere ora più «salato» è anche lo zucchero. Senza contare gli aumenti del latte. Non c’è pace neppure per la colazione. Perché, a questo punto, baristi ed esercenti sono obbligati a correre ai ripari. Come? Aumentando i prezzi. La situazione è tutt’altro che rosea e preoccupa, se letta anche in chiave di ripartenza, in tempi ancora dettati dalla pandemia. Il caro caffè comincia a farsi sentire da Varese a tutto il resto della provincia.
A Varese
Al Caffè Zambelli di Varese, la nota torrefazione «La Brasiliana» di via Manzoni, la decisione è stata inevitabile: «Da oggi - ieri,mercoledì 19 gennaio, ndr - siamo stati costretti a ritoccare i prezzi», spiega Antonella Zambelli, titolare della storica attività di famiglia aperta nella Città Giardino nel 1932: «Il caffè al banco passa da 1 euro a 1,10 ma si tratta di un aumento del 10% contro quello del caffè all’origine che è invece lievitato del 40%».
Nel frattempo, sono anche cambiate in parte le abitudini della clientela. «Diminuisce la richiesta di cappuccini e aumenta quella del caffè macchiato, che costa meno ma di fatto risulta essere come un cappuccino più piccolo. Purtroppo siamo costretti a fare qualche aumento perché i costi delle materie prime sono cresciuti, anche quelli dello zucchero e del latte. Senza contare poi le spese gestionali che come settore dobbiamo comunque sostenere».
A Busto
Da Varese a Busto Arsizio la musica non cambia. E le preoccupazioni sono le stesse: gli aumenti saranno anche qui, in generale, per forza di cose necessari. Osvaldo De Tomasi, titolare dell’Enoteca Pasticceria Oscar di via Cavallotti, affronta la questione allargando giustamente il ragionamento su aspetti che talvolta come consumatori tendiamo ad ignorare. A comporre il costo di una tazzina di caffè concorrono molti elementi, che non si possono circoscrivere al mero prezzo di acquisto della materia prima. «Dobbiamo tenere conto di tutti i costi gestionali», chiarisce De Tomasi: «Sono anni che i baristi si sobbarcano direttamente gli aumenti, per non gravare sulla clientela e per non fare lievitare il costo di quella che è la nostra bevanda nazionale. Ora però temo che non sarà più possibile contenere gli aumenti nemmeno del caffè perché i costi stanno diventando davvero insostenibili». Dall’energia elettrica, al personale, passando per gli affitti dei locali. «Le spese sono tante, pensiamo anche a quelle per sostituire la lavastoviglie dopo alcuni anni di utilizzo», prosegue De Tomasi. Il quale confida nella comprensione dei clienti: «Noi ci mettiamo tutta la buona volontà ma sappiamo comunque che il costo giusto per un caffè al banco, a conti fatti, sarebbe di 1,30 euro, se non addirittura di 1,40. Cercheremo di limitare gli aumenti ma qualche ritocco temo che ora sarà proprio necessario».
A Gallarate
Un clima di preoccupazione si respira anche a Gallarate. «I costi sono cresciuti notevolmente», allarga le braccia Alessandro Bossi, del bar tabacchi di via Postastello, in centro: «Dal primo gennaio sono stato anch’io obbligato, a malincuore, ad aumentare leggermente i prezzi, mediamente di 10 centesimi. Nessuno vuole lucrare, lo vogliamo ricordare: cerchiamo solo di limitare i costi, davvero sempre più alti, che dobbiamo sostenere per tenere in piedi le nostre attività».
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