L'INTERVISTA
Il dottore del Poker
Tra i partecipanti al programma "La Casa degli Assi", anche un gallaratese: il medico ricercatore Gian Maria Giamporcaro

Si chiama Gian Maria Giamporcaro, è un medico ricercatore di Gallarate e ha partecipato alla prima edizione del format di Italia 2 La Casa degli Assi, pensato da pokerstars.it e prodotto da Magnolia e che ha come protagonista il poker sportivo.
Il programma coniuga in sé elementi del talent e del reality show: i concorrenti, oltre a vivere insieme in una villa marocchina, nella suggestiva location di Taroudant, devono affrontare quotidianamente prove fisiche e di abilità coordinate dalla mental coach Silvia Pasqualetti e dalla sport trainer Mariella Pellegrino, oltre a perfezionare le loro abilità pokeristiche, seguendo i consigli del poker coach Alberto Russo. A vestire i panni del direttore della casa è invece il campione italiano di poker sportivo e Team Pro di PokerStars Luca Pagano.
Nessun televoto: a decidere la sopravvivenza dei concorrenti all'interno del programma è solo la loro abilità.
Putroppo però, Gian Maria è stato eliminato nella puntata di domenica 11 maggio dovendo rinuciare così al premio finale di 50mila euro. Ma il gallaratese non si butta di certo giù e si racconta alla redazione di prealpina.it.
Cominciamo dagli albori: come si è avvicinato al mondo del poker?
"Ho iniziato a giocare a poker con mio papà da piccolissimo, avevo 6-7 anni. Ai tempi si giocava a cinque carte in Italia, non c'era ancora stato il boom del Texas Hold'Em. Poi nel 2007 un mio amico, Andrea "il pazzo", mi ha fatto scoprire pokerstars e da allora ho iniziato a giocare online. Dopo qualche anno però, a causa di una bad beat e degli studi, ho dovuto mettere da parte la mia passione. Un giorno mi è arrivata una mail che mi invitava a partecipare al casting per un reality incentrato sul poker sportivo e per spezzare la routine quotidiana del mio lavoro ho deciso di andare all'avventura e provare questa affascinante evasione".
Le sale da poker andrebbero regolarizzate anche al di fuori dei casinò?
"Premetto che non conosco bene la legislazione che vige a riguardo. Io poi ho appena conosciuto il poker live, prima giocavo quasi solo online. In ogni caso secondo me, dal momento che il Texas Hold'Em implica una spesa definita, perdendo così l'aspetto più pericoloso dell'azzardo, credo che sedersi a un tavolo con un gruppo di persone per trascorrere qualche ora e giocare a poker sia un modo come un altro per passare una bella serata: esco e mi diverto per qualche ora, spendendo 20 o 30 euro, come se andassi in discoteca".
Come esce da quest'esperienza e che cosa le rimane?
"Ciò che più mi ha "catturato" è stato il gusto della sfida, soprattutto quando prende il lato psicologico. E quando ti confronti con persone con cui hai un legame il gusto aumenta esponenzialmente. Mi ha affascinato molto anche l'aspetto del reality: ti trovi a convivere con altre persone e per forza di cose impari a conoscerle. Io poi sono molto socievole di carattere, per cui mi piace conoscere persone nuove e credo anche di riuscire molto a capirle. L'unico rimpainto è quello di non aver trasferito ciò che ho imparato di loro sul tavolo: si ride, si scherza e si parla di poker, ma quando ci si siede ognuno è concentrato sull'obiettivo, vincere. Grazie a questa esperienza sono anche migliorato molto come giocatore, non solo grazie alle lezioni, ma anche e soprattutto confrontandomi con gli altri partecipanti: chiaramente si parlava spesso di poker e ognuno diceva la sua e sentire diverse opinioni mi ha aiutato molto".
Lei è un medico ricercatore. In Italia è più facile vivere col poker o col suo lavoro?
"Io personalmente mi ritengo molto fortunato: un po' per le mie scelte, un po' per ciò che mi ha offerto la vita, sono riuscito a ottenere un lavoro con cui anche in tempi di crisi si riesce a vivere bene. Col poker invece è molto difficile mantenersi: bisogna essere bravi e giocare tanto. Sul lungo periodo la componente della fortuna diminuisce, ma è comunque un elemento da non sottovalutare. Quando hai un lavoro e ricevi la busta paga la fortuna non conta, nel poker non è così".
Ha mai pensato di diventare un giocatore professionista di poker?
"Ovviamente ci ho pensato. Mi piacerebbe molto, ma credo che a chiunque piaccia il poker sogni di diventare un professionista. Diciamo che sicuramente ci proverò, cercando di migliorare sempre di più e di giocare il più possibile. Mi sono appena avvicinato al poker live ed è un mondo che mi piace molto. Vincere almeno uno dei tornei live più importanti è il mio sogno nel cassetto e il mio obiettivo".
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