L’INCHIESTA DI PREALPINA
Il Sole Nero sulla collina di Caidate
Viaggio in una delle comunità di estrema destra più conosciute in Italia

Chi è Alessandro Limido?
«Sono presidente e cofondatore della comunità militante dei Dodici Raggi, mi ritengo al pari dei miei camerati un “Nazionalsocialista“, uso le virgolette perché quelli veri sono stati uccisi e perseguitati tutti».
Cosa vuol dire Ale di Varese?
«È il nome col quale sono conosciuto, la mia formazione politico-ideologica in parte si è sviluppata a Bologna, mia seconda città. Mi chiamavano così».
Che lavoro fa?
«Ho un’impresa che opera a 360 gradi nel settore piscine».
Qual è la sua famiglia?
«La mia comunità è la mia famiglia. La mia famiglia di origine è una bellissima quanto normale famiglia varesina con figli, genitori e cani. Mio padre è molto conosciuto in città, ma questa è un’altra storia, non è coinvolto nelle mie scelte politiche».
«Non abbiate paura del cane... Preoccupatevi del padrone»: è vero che c’è scritto così sul cartello al civico 8 di via Papa Giovanni XXIII a Caidate di Sumirago dove lei abita?*
«Si, è uno di quei cartelli che si comprano al Brico. Comunque sono di Azzate, quello è l’indirizzo della sede del gruppo».
Che cos’è la Comunità militante dei Dodici Raggi?
«È un’associazione antisistema (ovvero contesta le forme e i concetti imposti da questa società) che si occupa di formazione politica e spirituale, ricerca storica, controinformazione culturale e promozione sociale, ci definiamo resistenza ideale».
In quanti siete?
«Non diamo troppo peso a queste cose, i numeri sono importanti, ma non sono tutto. Comunque la base conta circa cinquanta aderenti. Con un numero imprecisato di simpatizzanti».
Dove si trova la vostra sede?
«Come le dicevo è a Caidate».
Come è organizzata?
«È un’organizzazione verticistica, nulla di segreto. C’è un consiglio direttivo che prende decisioni, il confronto fra tutti i membri resta però fondamentale».
Quali le vostre iniziative?
«Spaziano dalla ricostruzione della storia varesina, alle commemorazioni, da iniziative di formazione culturale come le conferenze alla pubblicazione di testi, inediti e non, dallo sport alla promozione sociale che però facciamo in silenzio e senza pubblicità per scelta».
Chi fa parte del direttivo? Ci sono donne?
«Una guida suprema, decano del gruppo, presidente, vicepresidente, segretario, sergente e tre consiglieri “anziani”. Sì, nel consiglio è presente una donna, le ragazze sono circa una decina in tutto».
I Dodici Raggi sono quelli del Sole nero, simbolo del castello tedesco di Wewelsburg, sede operativa delle SS?
«Sì, anche se è improprio definirla sede operativa. Il Sole Nero affonda le sue origini in età antichissima, noi lo usiamo come simbolo di rinascita».
Vi hanno definito «la più numerosa e organizzata comunità nazionalsocialista italiana», è vero?
«Ahahahahah sarebbe bello!».
In cosa credete?
«In un cammino (in salita) che prima o poi possa portare al riscatto della nostra Grande Idea».
Cosa significa portare fiori sulla tomba dei militi della Brigata Nera Varesina Dante Gervasini il 25 Aprile?
«Significa portare un tributo di riconoscenza a concittadini che sono morti per noi».
Cosa significa portare le rune, simbolo dei guerrieri di Odino, mitologia germanica che influenzò l’ascesa del Terzo Reich, al sacrario sul monte San Martino simbolo della lotta partigiana?
«Il San Martino è la più alta barricata eretta dalla nostra organizzazione, non faremo nessun passo indietro. Su quel monte sono morti dei giovani soldati che portiamo nel cuore, mi permetto (con grande umiltà) di spiegare questa lotta attraverso le parole del superfascista Alessandro Pavolini: “Dite ai giovani che siamo morti in obbedienza della civiltà sociale, per lo sviluppo delle nazioni e dei loro popoli“. Questo facciamo, raccontiamo la loro storia, onorandone il ricordo, rispettando con le nostre esistenze il loro sacrificio. Le Rune del San Martino non sono altro che simboli funerari legati alla tradizione ancestrale dei popoli germanici.
Cosa significa ricordare l’eccidio di Solbiate Arno (13 maggio) in cui caddero i militi della Ettore Mutti?
«Le motivazioni sono le stesse di sopra, in più a Solbiate ci preme far togliere la maschera di eroi ai carnefici (in questo caso la banda del boia di Armando Mastromauro) che massacrarono senza pietà dei giovani inermi, lasciandone i cadaveri crivellati in mezzo alla strada».
Cosa significa per voi fare controinformazione?
«Tutto ciò che passa attraverso canali ufficiali di potere, per noi, è corrotto. Cerchiamo di diffondere semplicemente le verità nascoste da chi gestisce questa “macchina“, divoratrice di liberi pensieri».
Per questo negate l’Olocausto?
«A questo non posso risponderle»
Il 20 aprile festeggiate sempre la nascita di Hitler?
«Non lo abbiamo mai fatto, festeggiamo la nascita di Varese Skinheads. Certo la data ci è cara, ma la “festa di Hitler” è una buffonata creata da politici e stampa».
Come vi collocate politicamente?
«Da nessuna parte, non siamo di destra: questo deve essere chiaro a tutti. Così come non siamo di sinistra».
Che rapporto avete con CasaPound? E con Forza Nuova? E con Fiamma Tricolore?
«Pretendiamo e diamo rispetto. Condividiamo con loro il progetto Varese ai Varesini».
Con la Lega Nord?
«Nessuno».
Andate a votare?
«Io non saprei nemmeno come si fa e generalmente non vota nessuno di noi, ma non diamo direttive in questo senso. Dovesse esserci un minimo spiraglio di giustizia in politica a cui dare credito, esso risiede in piccole amministrazioni locali, che a volte fanno qualcosa per i propri compaesani».
Siete razzisti?
«Sì, assolutamente. Non nel modo che intende lei, crediamo nella diversità delle razze e lo riteniamo un valore. Un Teke del Congo, un Azero Iraniano o un Qiang della Cina hanno lo stesso identico diritto che ho io, di essere fieri di ciò che sono e devono avere lo stesso diritto di preservarlo».
Avete avuto denunce per apologia di fascismo o per altro?
«Sì, in molti. Alcuni, come me, sono ex detenuti politici».
Quale è il vostro modello di società? Tutto patria, onore e famiglia?
«No, è un sistema Socialista Nazionale basato sulla giustizia e la cooperazione fra classi, anziché sul loro conflitto. Non basterebbe un giornale intero per parlare di questo».
Perché avete tutti dei tatuaggi?
«Fanno parte della nostra sottocultura, parlano di quello che siamo».
«Possibile che una formazione nazista faccia tranquillamente propaganda sul territorio?», si chiede l’Osservatorio sulle nuove destre?
«Gli spioni di questo sedicente osservatorio possono chiedersi quello che vogliono, non ci riguarda, non li riteniamo interlocutori degni di risposta».
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