L'ALLARME
Il topone che non t'aspetti
Esemplari di nutrie tra Capolago e Schiranna. La Provincia: monitoriamo ma pronti a caccia selettiva

Lo chiamano castorino.
In realtà è un topone che può raggiungere dai sette ai dodici
chilogrammi di peso, a seconda che sia maschio o femmina. Ed è voracissimo
di bulbi e tuberi, inclusi quelli che spuntano in riva al lago di Varese.
Non a caso la nutria
- nome scientifico Myocastor coypus Molina - sta diventando a
tutti gli effetti un animale prealpino.
Effetti della società
multietnica che influenza anche i ritmi della fauna: in provincia di
Varese, in pochi anni, s'è assistitito all'arrivo e all'insediamento di specie
alloctone quali cromorani, aironi ma anche gamberi della Lousiana, pesci
siluro e, per l'appunto, nutrie che hanno messo in serio pericolo l'esistenza di specie autoctone.
Che questi toponi,
simili ai castori, abbiano deciso di sistemarsi alle nostre
latititudini, lo conferma la segnalazione di Alberto Zambon, ex cacciatore, già guardia ecologica varesina, che, qualche giorno fa, ha trovato le carcasse di due
nutrie lungo la fascia di lago tra Capolago e la Schiranna.
Si trattava di un esemplare di giovane maschio del peso d'un chilo e di
un adulto di cinque chili. Entrambi erano accomunati dalla fine, per
loro improvvisa: impallinati da un cacciatore. Se già si trovano
nutrie a gennaio, figuriamoci nella bella stagione, s'è detto il volontario
ecologico.
La Provincia di
Varese, col suo Nucleo di Tutela faunistica (0332-252.249), già da
tempo sta monitorando la presenza di questi animali che in passato sono
stati "vittime" di piani di contenimento.
Lo spiega
l'assessore a gestione faunistica e agricoltura rpovinciale, Bruno
Specchiarelli: "Sul Margorabbia, nel Luinese, ma anche nel Parco
del Ticino siamo già intervenuti con una selezione mirata per
impedire che le nutrie devastassero gli equilibri di fauna e flora
locali. Per adesso la situazione è sotto controllo in riva al lago di
Varese anche se apprezzo sempre chi ritiene di segnalare eventuali problemi
anziché lamentarsi a vanvera delle istituzioni. Per le nutrie non siamo
ai livelli di Mantova o di altro province prettamente agricole, come
accade in Emilia, dove le nutrie provocano disastri a impianti irrigui e
a colture finanche per 400mila euro l'anno. Però è evidente che un
eccessiva presenza dovuta alla facilità che questi animali hanno di riprodursi,
può provocare danni anche qui".
Zambon infatti auspica un piano provinciale di controllo della specie, sebbene precisi che "non ci sono prove scientifiche che le nutrie siano di per sè portatrici d'infezioni per l'uomo".
"In questo momento
ci affidiamo al monitoraggio costante - dice Specchiarelli -
effettuato dai nostri uomini ma anche grazie alle segnalazioni di pescatori,
cacciatori e cittadini. Però non escludiamo di ricorrere a strumenti
quali l'applicazione dell'articolo 41 della legge regionale sulla caccia. Cioè
la caccia selettiva".
Come siano giunte in
riva ai sette laghi le nutrie è una domanda cui si può rispondere con ipotesi.
Una delle più probaili verte sull'esodo che questi animaletti, allevati
in cattività fino a una ventina di anni fa per ricavare le calde e non troppo
costose pellicce di "castorino" abbiano risalito, dalla Pianura
padana, il corso del Ticino, in parte liberati da industrie che
dismettevano l'attività ma anche da associazioni animaliste che li
facevano uscire dalle gabbie con veri e propri raid notturni.
Nella palude
Brabbia, così come i cormorani, le nutrie hanno poi trovato un luogo
ideale per vivere e riprodursi, protetti da eventuali azioni "contenitive"
dell'uomo. Un paradosso questo che la dice lunga sullo schizofrenico rapporto tra uomo e natura. L'esempio fatto dalla guardia ecologica è lampante:
"Abbiamo vietato la caccia alla volpe per evitare il rischio che
s'estinguesse ma ci siamo dimenticati che un predatore non cacciato, rimane
comunque un predatore. Cioè un animale potenzialmente pericoloso per gli equilibri naturali di un territorio, soprattutto se si riproduce
in sovrannumero. Così capita sempre più spesso d'ammazzare volpi che, in sovrannumero e a caccia di
cibo, si riversano sulle strade. E muoiono investite".
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