IL FENOMENO
Imparata l’arte, se ne vanno
«Il barista che ho assunto sette anni fa ha scelto la Svizzera, impossibile trattenerlo»

Il collaboratore più longevo, quello che lavorava al bar da sette anni, se ne andrà il 1 luglio. Destinazione? La Svizzera. Mentre, a proposito di longevità, a tenere i conti dell’azienda, dietro le quinte sgobba il papà del titolare: 78 anni e non sentirli.
Sono spesso queste le due facce di bar, pizzerie, alberghi e ristoranti varesini che cercano disperatamente cuochi, camerieri, bartender e altro. D’altronde basta girare per la città per vedere ovunque il cartello “Cercasi personale”. È il caso, per esempio, del Bubba Bar Pizzeria di viale Aguggiari che, a febbraio, sul gruppo Facebook “Richieste e offerte di lavoro in provincia di Varese” aveva pubblicato un annuncio per la ricerca di un cameriere. Com’è andata? Male. «Ormai per trovare un collaboratore - racconta il titolare Cristian Franchin - funziona soltanto il passaparola, altrimenti è un’impresa. E così andiamo avanti arrangiandoci: si prende tutto quello che può arrivare, senza alcuna selezione. Per non parlare dell’aiuto cruciale che mi dà mio padre, 78 anni, tenendomi l’amministrazione e tutta la burocrazia richiesta». Un’altra mazzata arriverà appunto tra quindici giorni: «Dopo sette anni di lavoro con me - aggiunge Franchin - il mio dipendente più longevo va a lavorare in Svizzera. Ha imparato il mestiere da noi e va a prendersi 4.000 franchi al mese». Fermarlo? Impossibile. «Anche se alzassimo gli stipendi a 1.350, 1.400 euro al mese, sarebbe improbabile pensare di aumentare la cifra in modo tale da far cambiare idea». D’altronde, chi non lo farebbe? «E così, in Canton Ticino vanno a lavorare i più qualificati, mentre qui restano gli altri. Oltretutto, se assumi qualcuno che poi si rivela essere un lazzarone, per licenziarlo diventa un’impresa anche se la combina grossa».
Meno pessimistica, invece, la visione di Giordano Ferrarese, presidente provinciale di Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, legata a Confcommercio - Ascom: «Così come avvenuto a livello nazionale - dice il dirigente dell’associazione e chef - dove si è messo in moto un sistema di collaborazione tra enti bilaterali e sindacati per compensare il fabbisogno di manodopera, anche a Varese, grazie al lavoro di Lino Gallina, Alessandro Castiglioni e dello staff di Confcommercio, la situazione sta migliorando. Penso alle decine di colloqui andati a buon fine, grazie alle iniziative del My Job day, che aveva l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta di lavoro in questi settori». Insomma, «siamo sulla buona strada - aggiunge Ferrarese - grazie al coinvolgimento delle nuove generazioni in uscita dalla scuola, ma anche di persone di mezza età che, con un piccolo corso di formazione, possono essere inserite. Stiamo un po’ raschiando il fondo ma, almeno così, la situazione è migliorata».
Al contrario «va peggio sulle professioni più specializzate, dove le mancanze restano: penso all’operatore di sala qualificato, allo chef responsabile di cucina, agli operatori di banco del bar. In tal senso, si stanno avviando dei corsi di specializzazione, anche grazie a fondi del Pnrr che, si spera, possano nel lungo periodo, migliorare lo scenario».
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