LA SOLIDARIET
In India per donare un sorriso
La missione di tre dentisti nel Ladakh: prevenzione nelle scuole e 350 pazienti da curare

Un varesino, un comasco e un gallaratese: non è l’inizio di una barzelletta, semmai quella di una storia, bellissima, da raccontare.
Di tre dentisti lombardi, Massimo Molteni, Fabio Giboli e Alessandro Coppola, da alcuni giorni sul tetto del mondo, a Padum in India, per il progetto Ladakh (dal nome della Regione da cui è partita l’operazione).
Un’iniziativa umanitaria nata nel 2011 con l’obiettivo finale di realizzare due presidi odontoiatrici mobili nel Nord dell’India e offrire cure mediche gratuite ai più bisognosi.
A sostenere la missione dei tre volontari iscritti alla Fondazione Andi (Associazione Nazionale Dentisti Italiani), le donazioni di privati, lo stesso sindacato ma anche l’Associazione culturale Avantgarde Society di Gallarate, di cui Coppola è presidente.
«Rientreremo con ogni probabilità a metà settembre, al massimo per la fine dello stesso mese. Abbiamo in programma circa 170 pazienti da trattare e altri 180 da visitare. Numeri significativi - spiega proprio Coppola, che per la prima volta partecipa attivamente come medico a una missione umanitaria -. Un’esperienza sicuramente formativa dal punto di vista non solo professionale ma caratteriale. Vivere e lavorare a oltre 3.500 metri di altezza, in luoghi spartani, con un’attrezzatura che non è quella del proprio studio o dell’ospedale, rende tutto più complicato».
Ricorda il medico di Gallarate: «La finalità, lo spirito non è tanto di fare il dentista in un albergo a 4 stelle e mangiare caviale, semplicemente offrire gratuitamente le migliori cure odontoiatriche a queste popolazioni che, per varie ragioni di carattere sociale ed economico o anche solo fisico, non possono permettersi di ricevere. Qui ci siamo arrivati a nostre spese, facendoci carico di tutto: viaggio, alloggio, cibo e trasporto di medicinali e strumentazione donataci, quest’ultima, dall’Andi».
Cure che vanno oltre l’urgenza e passano soprattutto per la sensibilizzazione delle famiglie e la formazione di insegnanti e medici del posto.
«Credo che in una missione di volontariato - spiega Coppola - sia importante fare terapia, ma ancor più fondamentale sia la prevenzione; per questo abbiamo promosso una campagna di igiene orale nelle scuole della Zanskar Valley. Abbiamo organizzato delle lezioni dimostrative, in presenza dei docenti, raggiungendo così un centinaio di bambini tra scuole elementari e medie».
Durante gli incontri è stata illustrata la corretta tecnica di spazzolamento ed è stata posta l’attenzione sulla frequenza con la quale vanno puliti i denti. Sono stati inoltre donati spazzolini e dentifrici agli studenti.
Fabio Giboli e Massimo Molteni, gli altri due dentisti presenti sul posto, non nascondono la propria soddisfazione.
«Avere la possibilità di aiutare gli altri - dicono - ci fa sentire orgogliosi e ogni momento passato accanto alla gente locale ci fa capire che non servono tante cose per essere felici: loro, nonostante la povertà, sembrano vivere più sereni di noi, soprattutto ci ha sorpreso la disponibilità nell’aiutarsi l’uno con l’altro. Davvero una bellissima esperienza».
I tre professionisti lavorano a stretto contatto con altri colleghi del posto in quello che, dall’estate del 2016, è diventato il primo ospedale buddista della Regione del Ladakh. Un presidio voluto fortemente dallo stesso Dalai Lama e finanziato dalla Fondazione Andi ma costruito pezzo per pezzo dalla popolazione locale e dagli stessi volontari italiani.
Tra i pazienti dei medici non potevano mancare i monaci buddisti del Monastero di Stongdey, visitati e medicati grazie ad un “mini” riunito (un macchinario odontoiatrico) portatile «che abbiamo trasportato proprio noi dall’Italia, affrontando diverse difficoltà dovute a controlli e tasse aeroportuali».
Senza dimenticare il lunghissimo e difficoltoso tragitto, tra auto e sherpa (oltre 18 ore), per arrivare dalla città di Leh a quella di Padum.
Un viaggio nel viaggio, reso solo meno faticoso dalla generosità dei gesti e degli sguardi della gente.
«Come durante il tragitto quando abbiamo incontrato una macchina ferma con una gomma bucata e il nostro autista non ci ha pensato due volte ad offrire la nostra unica ruota di scorta...». Anche questa è l’India.
© Riproduzione Riservata