L’ARTE
In regalo un... Cono d’acqua
Villa Panza: l’opera di Meg Webster donata al museo dalla figlia del conte Giuseppe

“Cone of water”, Cono d’acqua: 101,6 centimetri per 426,72, recita con precisione la didascalia dell’opera in ferro “espressione esemplare della poetica” di Meg Webster, «artista americana in cui confluiscono elementi geometrici e materiali naturali, evocativi dell’intimo legame tra tutti gli elementi del cosmo».
Concepita “site specific” per il cortile d’onore di Villa Panza, dove si trova dal giugno dell’anno scorso nell’ambito della mostra “Natura naturans”, da venerdì 2 settembre entra a far parte della sua collezione permanente.
«Vuol essere un ringraziamento al luogo dove ho vissuto a lungo, mi sono sposata, abbiamo visto crescere i nostri figli. Questo è un posto magico, uno dei più belli della città, anche se i varesini preferiscono a volte altri giardini».
Maria Giuseppina Panza, il marito Gabriele Caccia Dominioni, i figli Chiara, Pietro e Giulia hanno acquistato l’opera dall’artista, nata a San Francisco nel 1944, e dalle gallerie che ne detengono i diritti, la Paula Cooper Gallery di New York e la Anne Mosseri-Marlio Galerie di Basilea.
Facendo un regalo a Varese, «città bellissima, ma dove la cultura non mette radici».
Discorso antico e controverso, terreno sul quale si scontrano accusa e difesa.
«Il teatro in piazza Repubblica? Chissà se si farà mai. Il Grand Hotel a Campo dei Fiori? Bisogna vedere cosa riusciranno a ricavarne» si domanda la figlia del conte Giuseppe Panza di Biumo, un diploma d’ interprete in lingue straniere e un ufficio a Mendrisio dove gestisce l’importante collezione messa insieme in tanti anni dal padre, tra i maggiori collezionisti al mondo di arte contemporanea, in concorso con la moglie Giovanna.
E Villa Panza? Donata al Fondo per l’ambiente italiano, che l’aprì al pubblico nel settembre 2000 alla presenza di Carlo Azelio Ciampi, allora presidente della Repubblica, la sua immagine ha fatto ormai il giro del mondo, dei consessi artistici, delle riviste specializzate, delle pagine culturali nei più importanti quotidiani. Da New York a Parigi, da Los Angeles a Madrid. Cioè da dove ogni anno vengono a visitarla migliaia di persone. «Ma Varese non l’ha ancora fatta sua. I varesini vengono poco ed è più conosciuta Oltreoceano che qui».
Eppure, negli ultimi tempi una crescita d’interesse c’è stata, complice l’organizzazione di mostre che hanno rappresentato veri e propri eventi di interesse planetario. Basti citare quella dedicata alle fotografie di Wim Wenders che tre anni fa mandò in tilt la viabilità sul colle.
«La presunta difficoltà di accedere a Villa Panza è un falso problema. Ci sono gli autobus cittadini e c’è anche un parcheggio interno. Basta volerci venire, così come mio padre volle, un po’ contro la mia volontà, donarla al Fai e alla città. Con il senno di poi ammetto che aveva ragione. E’ stata una scelta felice».
E pazienza se gli abitanti della Città Giardino, forse saturi di così tanti spazi verdi che altre città gli invidiano, snobbano questo gioiello di architettura e di arte, di panorami e di silenzio.
Intanto, “Come pof water” sembra nato insieme alla villa stessa, tanto ne assorbe equilibrio e geometria. E’ previsto che l’opera possa trasformarsi in un piccolo ecosistema alimentato in primo luogo dall’acqua piovana e in cui fin d’ora «lo spettatore può godere dell’effetto ottico della discontinuità della superficie , della profondità dell’invaso e del riflesso dell’ambiente in esso».
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