I LEGNANESI
«Indosso un abito da 25 chili e mi sento una regina»
Enrico Dalceri racconta la sua Mabilia, da domani a Varese

«I miei abiti di scena? Bellissimi certo, indossarli è una gioia che non si può spiegare ma impone qualche piccolo sacrificio. Prendete quello nuovo da regina, pesa venticinque chili, portarli in giro per il palco non è esattamente una passeggiata di salute».
Alla vigilia della prima delle quattro date di “Signori si nasce... E noi?” al Teatro Openjobmetis, Enrico Dalceri apre il suo diario e il guardaroba della Mabilia. È lui, un monzese, «cresciuto tra i giornali», trasferitosi in tempi recenti a Milano, a interpretare la diva del cortile di Legnarello. Sempre lui, in linea con la professione che lo vede impegnato per una firma davvero mondiale, quello che detta la tendenza.
Più difficile realizzare abiti per i Legnanesi o per l’alta moda?
«Anche se può apparire strano, in fondo è più difficile per le nostre commedie. Nell’alta moda l’abito deve colpirti a un metro di distanza, a teatro i metri diventano cinquanta. Dunque servono lustrini e paillettes in abbondanza».
La Mabilia è in assoluto il personaggio che dispensa il maggior numero di sorrisi al pubblico. Significa che è quello che si diverte di più?
«In realtà ci divertiamo tutti ma certo io faccio la mia parte. E assicuro che, a dispetto di vestiti pesanti e tacchi alti - donne, vi chiedo, come fate? - i miei sorrisi non sono mai forzati ma autentici. Del resto sono un privilegiato, interpreto una vamp».
Questa volta non alla ricerca di un fidanzato per lei ma della fidanzata del Giovanni.
«La classica crisi del cinquantesimo anno. Dopo mezzo secolo di fedeltà alla Teresa, Giovanni va in tilt. Non era mai accaduto e in effetti fa un po’ impressione parlare di corna in casa Colombo ma, come scoprirà chi ci viene a vedere, forse lo strappo non è definitivo».
La fuga d’amore vi porta verso Sud. Cantate Napoli e non è la prima volta...
«Di quella città ci piacciono il sole, i colori e i suoni. Ed è stata anche l’occasione per rendere omaggio al loro attore simbolo, Totò, maschera comica internazionale e immortale, un genio».
Il tributo al principe della risata parte sin dal titolo.
«Sì, riprende quello di un suo film e di una sua frase famosissima che noi rileggiamo a modo nostro. Ricorda Totò anche la luna del nostro “Signori si nasce” e la Mabilia canta “Malafemmena”. La scrisse nel lontano 1951 ma, come altre canzoni storiche napoletane, appare senza tempo».
A proposito di musiche, i pezzi sembrano avere più ritmo del solito.
«Merito del Maestro Arnaldo Ciato, un’istituzione. Siamo in una società che si muove e cambia velocemente, anche la nostra colonna sonora si adegua».
Tradizione e novità; c’è qualche faccia nuova tra i boys.
«Con formazione che resta a undici, questa volta alle prese con qualche balletto più impegnativo del solito. Il risultato finale è buono, merito loro e della nostra coreografia, Sofia Fusco».
Uno dei boys della passata stagione, Maicol Trotta, è stato promosso attore.
«Una felice intuizione di Provasio che ha capito le sue potenzialità. Del resto tanto Antonio quanto io nei Legnanesi siamo partiti da boys».
Ancor prima di partire sapete di avere buona parte dei teatri già pieni. Il segreto del vostro successo?
«La bontà di quanto ha seminato Felice Musazzi e l’essere sempre rimasti vicini alla gente che si riconosce o riconosce i loro vecchi in ciò che facciamo. Con l’eccezione di agosto, siamo sempre in scena. Tra prove, spettacoli e viaggi, i Legnanesi passano insieme davvero tante ore. Per tutti noi la Compagnia è una famiglia, credo che questo il pubblico lo capisca e apprezzi».
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