SCONTO
Uccise il padre: pena dimezzata
Da 30 a 16 anni in appello a Giuliano Drammis
Pena dimezzata per Giuliano Drammis, l’autore dell’efferato omicidio del padre Michele, 76 anni, avvenuto nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre di due anni fa in un’abitazione di via Verdi a Induno Olona.
Dopo aver impugnato la sentenza a 30 anni di reclusione, pronunciata non più tardi del luglio scorso dal gup del Tribunale di Varese Anna Giorgetti al termine di un giudizio con rito abbreviato, la pena è stata ridotta dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano a 16 anni.
Di fatto, il collegio giudicante (presidente Ivana Caputo, giudice a latere Franca Anelli) ha accolto l’accordo sulla pena raggiunto in precedenza dai due legali del parricida, gli avvocati del foro di Brescia Maria Feraboli e Massimiliano Piccinelli, con il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo.
Accordo, quello del patteggiamento in appello, che ha comportato la messa sullo stesso piano della concessione delle attenuanti generiche (negate dal gup Giorgetti in primo grado, stigmatizzando quell’omicidio «violento e senza uno scopo»), da un lato, e delle due circostanze aggravanti contestate (il vincolo di parentela e i futili motivi), dall’altro.
«Riteniamo che la Corte di Assise d’Appello di Milano abbia pronunciato una sentenza giusta che, al di là della gravità del fatto che è fuori discussione, considera aspetti meritevoli di valorizzazione», hanno commentato gli avvocati Maria Feraboli e Massimiliano Piccinelli, che a supporto della richiesta di patteggiamento in appello hanno evidenziato il positivo percorso trattamentale dell’imputato da quanto di trova nella casa di reclusione di Opera.
«È chiaro che una condanna a 16 anni di reclusione, anziché 30, consente di ragionare anche in termini di reinserimento sociale e, dunque, di dare concretamente un senso alla pena, che, piaccia o non piaccia, per dettato costituzionale deve avere una funzione rieducativa e non certo vendicativa».
Di tutt’altro avviso le parti civili, i due figli e il fratello della vittima (imprenditore nel settore delle manutenzioni molto noto in Valceresio), rappresentati in giudizio dagli avvocati Andrea Prestinoni e Jenny Cantù, che avevano invece sollecitato i giudici a confermare la sentenza di primo grado.
Ciò detto, il patteggiamento decretato per l’omicidio, non ha toccato i risarcimenti stabiliti a loro favore: 170 mila euro a testa per i due figli di Michele Drammis e 25 mila euro a favore del fratello.
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