IN TRIBUNALE
«Insegnante assente grazie a certificati falsi»
Chieste due condanne nel processo alla docente dell'istituto comprensivo di Lavena

Avrebbe inviato nove certificati medici con dichiarazioni false, assentandosi così dal servizio per quasi tutto l’anno scolastico 2020/2021, da ottobre a giugno.
Nei guai, al termine delle indagini della Guardia di Finanza di Luino e di Reggio Calabria, è finita una insegnante calabrese che era stata assunta all’istituto comprensivo statale “Manzoni” di Lavena. La Procura della Repubblica di Varese le contesta la violazione dell’articolo 55 del decreto legislativo 165 del 2001 (“Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”), che punisce con la reclusione da uno a cinque anni il dipendente pubblico che «giustifica l’assenza dal servizio mediante una certificazione medica falsa o falsamente attestante uno stato di malattia». Reato che, secondo l’accusa, la docente (62 anni) avrebbe commesso in concorso con i due medici, suoi conterranei, che avrebbero firmato i certificati medici incriminati.
Nel processo con rito abbreviato davanti al gup Marcello Buffa, il pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma ha chiesto la condanna della prof e di uno dei due camici bianchi (a due anni e otto mesi per la donna, a due anni e mezzo per l’uomo); proposta invece l’assoluzione per il medico di famiglia che si sarebbe limitato a prendere atto dei certificati del primo specialista presentati dalla sua assistita.
I difensori (gli avvocati Luca Barillà, Alan Felice e Domenico Rosso) hanno invece chiesto l’assoluzione di tutti e tre gli imputati. In un caso, l’insegnante avrebbe consegnato il certificato sottoscritto da un altro medico, il quale non ha però riconosciuto la propria firma e che quindi si è costituito parte civile (con l’avvocato Giuseppe Lanzino) perché l’atto a suo nome sarebbe stato falsificato.
I certificati di malattia presentati dalla prof - il primo datato 19 ottobre 2020, l’ultimo 7 maggio 2021 - attestavano la necessità di “cure salvavita”, una condizione che consentiva alla donna di non subire la decurtazione dello stipendio prevista invece normalmente dopo un certo periodo di assenza per motivi di salute.
Il gup emetterà la sentenza nell’udienza del 5 dicembre.
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