IL CASO
"Io indagato? L'ho appreso dai giornali!"
Dopo aver scoperto dalla stampa di essere accusato di corruzione, il giudice Alessandro Chionna si difende. "Non ho mai trattato procedimenti che riguardassero i fratelli Sozzi"

"Sono sconcertato, è un’accusa incomprensibile dal momento che non ho mai trattato alcun procedimento che rigurdasse i fratelli Sozzi": è la dichiarazione a caldo del gip Alessandro Chionna, che ha appreso solo dai giornali l’indagine aperta a Brescia a suo carico.
"Io, Gianfranco ed Emanuele Sozzi siamo amici da tanti anni, ed è un fatto alla luce del sole come lo sono le sponsorizzazioni che tra l’altro avevo avuto in tempi non sospetti", spiega. "Da magistrato dico e ricordo anche a me stesso che bisogna comunque avere fiducia nella giustizia, se ci sono dubbi è doveroso andare a fondo per chiarirli e io sono sereno e pronto in qualsiasi momento a dare delucidazioni agli inquirenti su ogni singolo aspetto di questa vicenda. Capisco perfettamente la sensazione dei cittadini, quando scoprono dalla stampa di essere indagati, comprendo la spiacevole sensazione di essere sbattuti in prima pagina ancor prima di sapere cosa stia accadendo".
Sponsorizzazioni sportive in cambio di informazioni investigative, in una parola corruzione: questa è l’ipotesi accusatoria che ha colpito il gip.
La vicenda è collegata all’inchiesta che a maggio 2014 aveva portato dietro le sbarre gli imprenditori Gianfranco ed Emanuele Sozzi, i titolari dell’azienda gorlese Gisowatt che rispondono di ricettazione, frode fiscale e corruzione di pubblici ufficiali. Da quell’immensa mole di materiale raccolto dal pubblico ministero Pasquale Addesso sarebbero emersi sia i rapporti di amicizia tra i fratelli e il giudice di via Volturno che i sostegni pubblicitari elargiti per le corse automobilistiche cui per anni il magistrato ha partecipato. L’attività competitiva del gip a dire il vero si è interrotta da giugno del 2012, ma gli inquirenti bresciani vogliono vedere chiaro anche nell’interessamento di Alessandro Chionna nelle erogazioni della Gisowatt (fallita di recente) alla squadra di pallavolo Yamamay e a una giovane atleta promessa del canottaggio.
Il tribunale della Libertà, che dà un’indicazione: Gianfranco Sozzi era già a processo per frode fiscale e proprio alla vigilia dell’udienza dibattimentale (davanti a un giudice monocratico ovviamente diverso da Chionna) il fratello Emanuele e il gip si sarebbero incontrati al Palayamamay per assistere a una partita casalinga e parlare del procedimento. Qualche giorno prima Gianfranco avrebbe infatti chiesto a Emanuele: "Se tu senti Alessandro...lunedì inizia il processo...digli che siccome lunedì c’è solo la consegna della lista testimoni e poi dovranno fissare i vari dibattimenti...ovviamente più in là fissano e meglio è...se li fissano fra tre anni faccio i salti di gioia".
Nell’intercettazione ambientale captata sull’auto dell’imprenditore dopo l’incontro al palazzetto, Emanuele Sozzi, parlando con la fidanzata, avrebbe commentato: "Alessandro è un bravo ragazzo...mi ha detto di stare attento a parlare al telefono e tutto...che ce l’ho sotto controllo perché il reato per cui sono indagato, la ricettazione, può essere che abbia il cellulare sotto controllo". Secondo gli inquirenti, il tentativo di allungare i tempi processuali (ipotizzato sulla scorta di una telefonata in cui Chionna avrebbe detto "ho parlato, tutto a posto") sarebbe fallito grazie all’intervento del pubblico ministero Addesso, che chiese un calendario di udienze molto fitto.
Sempre in base all’ordinanza, un consiglio analogo il gip lo aveva dato a Emanuele che, intercettato, avrebbe detto: "Io ho gli amici magistrati...il mio amico Alessandro mi ha detto: ricordati il cellulare...è la porta della prigione...in Italia sono tutti sotto controllo e tutti sanno i cazzi di tutti, al cellulare meno si parla e meglio è".
Questi al momento gli elementi noti su cui si fonda la presunzione del reato di corruzione, frasi de relato, pronunciate dai Sozzi e mai direttamente dal giudice. Ma in cosa si sarebbe concretamente sostanziata la corruzione? Non è chiaro, perché a quanto pare il gip non ha mai avuto a che fare con indagini o procedimenti relativi ai fratelli, né risulta abbia mai interferito a tal proposito nel lavoro dei colleghi del Palagiustizia bustese che, peraltro, non lo avrebbero di certo assecondato: viceversa quello di Busto sarebbe un Palazzo di malagiustizia. Determinante quindi saranno gli approfondimenti della procura bresciana.
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