IL CASO
«Io vita stravolta. E lui non paga»
A due anni dalla rapina in birreria parla la vittima. Il colpevole è diventato papà

«Per la prima volta dopo quella maledetta notte sono tornato a fare il Capodanno al Beerbanti. Da allora sono passati due anni. Ho subito due operazioni, mi sono giocato mezzo polmone, ho lesioni al fegato e la faccia mi è rimasta mezza paralizzata. La mia vita non sarà più la stessa, e lui è la fuori. Dice che è diventato papà, che lui con questa storia non c’entra».
A parlare è Giuseppe Cozzi, cinquantotto anni, il socio della birreria di via Mulino Galletto che poco prima dell’alba del primo gennaio 2016 era stato aggredito da tre rapinatori che volevano l’incasso della nottata, e che per poco non lo avevano ammazzato.
Lui invece è Ion Raileanu, classe 1990, l’ex cuoco moldavo che con Cozzi aveva lavorato sei anni, e che oggi è il principale indiziato di aver organizzato la rapina che solo per caso non si è trasformata in un omicidio. Ion e altri due complici (uno dei quali è stato identificato) si erano presentati poco prima della 6 del mattino al locale, dove Cozzi era rimasto solo.
Lo avevano affrontato con l’intenzione di obbligarlo ad aprire la cassaforte dove era stato chiuso l’incasso della nottata, tutti tre erano pieni di cocaina e qualcuno aveva sferrato all’imprenditore una coltellata che gli aveva procurato ferite gravissime che per sette giorni lo avevano tenuto in pericolo di vita.
«La storia la sanno tutti – racconta oggi Cozzi -. Quello che non tutti sanno è che nessuno ha mai pagato per quello che è successo. Io ho riconosciuto Ion, era mascherato ma mi ha chiamato per nome. Lo hanno riconosciuto anche i suoi colleghi dai filmati delle telecamere di sicurezza, la sua corporatura e la sua andatura claudicante sono inconfondibili. Tutti sono sicuri di aver riconosciuto anche il suo compaesano con il quale negli ultimi tempi era andato a vivere, e che gli ha rovinato la vita con la droga. Ora si trovano entrambi in Moldavia: Ion mi ha anche contattato via Facebook, dice che lui con la rapina non c’entra niente. Gli ho detto che se non c’entra può tornare in Italia quando vuole, da allora non si è più fatto sentire. Però leggo che è diventato papà, che sta vivendo la sua vita. E mi chiedo come questo sia possibile».
Servizio sulla Prealpina di martedì 2 dicembre.
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