IL CASO
Isolino Virginia, l’incognita della gestione
I vincitori del bando potrebbero tirarsi indietro. Riunione in extremis

«Io non firmo». Non sembrava uno sfogo estemporaneo bensì un verdetto della Cassazione quello pronunciato durante un sopralluogo sull’Isolino Virginia da Patrizia Meazza, titolare con Francesco Angelino della Phil Bar snc che ha vinto - in solitaria - il bando di Palazzo Estense per la gestione del patrimonio lacustre varesino. «Io non firmo» significa che, se la decisione resta quella manifestata nei giorni scorsi davanti a un tecnico comunale, la Schiranna e l’Isolino sono in un lago di guai.
L’ULTIMA SPIAGGIA
L’ultima spiaggia è una riunione convocata in extremis dal Comune di Varese, domani o dopo, durante la quale evidentemente si giocherà il tutto per tutto pur di evitare la retromarcia dei vincitori del bando rispetto agli auspicati impegni gestionali. Se il tentativo (o meglio: l’opera di persuasione) dovesse fallire, addio sogni di gloria. Quella gloria messa nero su bianco sulle nuove felpe indossate dagli addetti all’ufficio turistico comunale: davanti l’immagine stilizzata di Palazzo Estense con la scritta “Versailles*” e dietro “Scherzavo: è Varese”. L’amministrazione civica sarebbe obbligata a stilare un nuovo bando e forse a modificarne al ribasso le regole di ingaggio, consapevole che per gestire sia il lido sulla terraferma che l’isolotto sul lago di Varese non c’è la fila.
I BAMBINI
In compenso il giorno del sopralluogo sull’Isolino c’era la fila di bambini allegri e iperattivi, come del resto a Pasquetta, il che fa ben sperare per la sensibilità ambientale delle giovani generazioni ma pare non entusiasmare chi ha vinto la gestione del sito palafitticolo: come mai tutti quei piccoli visitatori? Domanda legittima per qualsiasi turista a caccia di tranquillità e comodità in riva al lago, figuriamoci per i titolari di una società attiva a Milano dal 1992 nel settore della ristorazione, «e quindi con una esperienza trentennale nel settore», come viene sottolineato nel verbale di aggiudicazione della gara.
LE REGOLE
Certo, l’Isolino Virginia sarebbe l’ideale location per “ape” (ritivi) e convention glamour, fatto sta che in base ai vincoli imposti dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici su questo fazzoletto di terra fra i più preziosi della preistoria europea non si può torcere nemmeno un filo d’erba. Regole che ben conosce l’ormai ex gestore Luigi Lanzani, pronto a fare i bagagli dopo cinque anni trascorsi in loco giorno e notte nelle vesti di chef e factotum. Nella nuova e (soprattutto) nella cattiva sorte: con l’Isolino Virginia non c’è modo di fare business, arricchirsi insomma. Nemmeno se fosse già approntato, ma ancora non lo è, il servizio di navigazione con battello elettrico massimo 10 posti dal porticciolo (al momento chiuso) della Schiranna. E nemmeno se dal battello attualmente in servizio nei fine settimana dal pontile di Biandronno sbarcassero orde di turisti affamati di cultura e di buon cibo: anzi no, questo sarebbe impossibile perché sul sito Unesco il numero di visitatori è contingentato. Stante così le cose e fatti quattro conti, qualsiasi imprenditore batterebbe in ritirata a meno che non sia iscritto a un club di cultori del primo Neolitico e dell'età del Bronzo.
A RISCHIO
«Non ne voglio più sapere», pare abbia esclamato la vincitrice del bando varesino, mettendo a rischio a questo punto anche la riqualificazione del Lido della Schiranna, dal bar alle piscine fino alla spoglia spiaggetta di fronte al lago risanato. Il bando, difatti, implica la gestione dei due patrimoni lacustri benché non abbiano nulla, ma proprio nulla, in comune. Come andrà a finire? Una ricomposizione fra le parti è auspicabile, ovvio, ma se ciò non avvenisse Palazzo Estense non dovrebbe ripetere lo stesso errore: sentirsi un po’ troppo Versailles.
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