IL CASO
Isotta Fraschini ancora a secco
Ennesima asta andata deserta per la storica fabbrica di auto. Nonostante il prezzo stracciato
Neppure a un prezzo stracciato si è riusciti a vendere l’Isotta Fraschini: ieri mattina, giovedì 21 novembre, alla 10.30 era fissata l’apertura delle buste (da depositare entro il giorno prima) per l’asta dell’area dismessa saronnese che si trova in via Milano.
Era il quinto tentativo da parte del curatore fallimentare delegato dal Tribunale e che ha preso il testimone dalla società immobiliare che ne era originariamente proprietaria.
Il prezzo è andato via via in picchiata: la “prima volta” era stata nel 2017 quando il tentativo di vendita all’asta era stato fatto con stima da perizia di 20 milioni di euro di valore. E subito uno “sconto” di quasi il 50 per cento perché la base d’asta era stata fissata a 11 milioni di euro.
C’era da attendersi una lotta all’ultimo rilancio, e invece non si è mai presentato nessuno. Anche quando, nei mesi seguenti e dunque alle successive aste, il prezzo sia sempre sceso, in modo vertiginoso.
Per questo quinto tentativo la base d’asta era di 4,5 milioni di euro, con offerta minima di “appena” 3,3 milioni, insomma poco più del 15 per cento del valore da perizia. Poco, pochissimo rispetto ai prezzi di mercato.
E allora perché nell’affollatissima sala della cooperativa Adjuvant di via Nino Bixio 2, a Busto, c’erano solo persone interessate alle aste successive e non a quella per l’Isotta Fraschini? Perché anche stavolta, come annunciato dal curatore fallimentare, non è arrivata neanche un’offerta?
Nel corso di una riunione del consiglio comunale nell’aprile scorso il sindaco Alessandro Fagioli aveva fatto intravedere un certo ottimismo rivelando che in Comune c’erano state delle manifestazioni d’interesse al recupero dell’area dismessa.
Ma evidentemente poi non se n’è fatto niente, considerando che neppure a questo prezzo da saldo gli operatori del settore se la sono sentita di mettersi in gioco. A spaventare, probabilmente, è il rischio di doversi poi sottoporre ad un salasso per la bonifica, si parla di milioni di euro, secondo alcune stime si potrebbe arrivare anche a nove.
Cosa accadrà adesso? Le decisioni dipendono dal commercialista che ha l’incarico di curatore fallimentare: potrebbe presentare una istanza al Tribunale per avere l’autorizzazione a procedere con una nuova asta o a una nuova serie di aste, ancora al ribasso, oppure potrebbe rimettere gli atti al giudice. E tutto potrebbe ulteriormente complicarsi, sotto il profilo della tempistica.
Manco a dirlo, mancando un acquirente al momento non esiste neppure un progetto per il futuro dei vecchi uffici e delle officine.
Se il prezzo fosse particolarmente basso, potrebbe riprendere quota la proposta venuta in passato da molti cittadini che avevano invocato un intervento diretto del Comune per comprare tutto e farlo diventare pubblico.
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