L'INDAGINE
La banda dell'oro stava scappando
Ventisei capi d'imputazione, undici ordinanze di custodia cautelare per i complici di Mirko Rosa: De Luca preso mentre stava per andare in Spagna

Undici ordinanze di custodia cautelare in carecere emesse a tempo di record per evitare la fuga degli indagati: i capi d'impuitazione sono ventisei e si va dall'assozione per delinquere finalizzata alla frode fiscale fino all'incendio doloso, passando per riciclaggio e ricettazione. E in cella sono finiti Giacomo De Luca, Mirko Rosa, Luca Rovellini e Mario Ambrosetti, cioè i quattro soggetti che di fatto erano i titolari i direttori dei due rami in cui si divideva Mirko Oro.
A motivare la fretta è stata una delle ultime intercettazioni registrate dagli investigatori della guardia di finanza: sabato 20 giugno De Luca sarebbe partito con tutta la sua famiglia per una crociera che lo avrebbe portato in Spagna, in luoghi che recentemente aveva visitato spesso e dove gli inquirenti hanno motivo di ritenere abbia accumulato un piccolo tesoro. Per non correre il rischio di mettere in forse il lavoro di mesi con lunghe e complicate rogatorie internazionali, la Procura ha preferito accorciare i tempi, chiedendo al Gip Nicoletta Guerrero di preparare l’ordinanza di custodia cautelare a tempo di record.
Procura e Tribunale di Busto hanno lavorato giorno e notte, appena l’ordinanza è stata pronta i militari sono andati diritti sugli obiettivi. Prima da De Luca, ovviamente.
«Le valigie erano già nel corridoio - ha spiegato il tenente colonnello Domenico Morabito, comandante del Gruppo Gdf di Legnano -. Nei bagagli non c’erano soldi né oro. Siamo intervenuti anche con un’unità cinofila antivaluta, sapevamo di una cassaforte murata in cantina: abbiamo abbattuto la parete ma anche lì non c’era nulla». Durante l’arresto, De Luca avrebbe confermato che in cantina «c’erano 500mila euro, ma ora quei soldi sono in Spagna».
«Valuteremo se sarà possibile far rientrare il capitale per procedere al sequestro», è stato il commento di Morabito. Poi è toccato a Rosa, Rovellini e Ambrosetti. Da ultimo in tarda serata è stata eseguita anche l’ordinanza a carico di Andrea Fisichella, che per tutta la giornata di sabato era stato irreperibile. Con lui ai domiciliari ci sono ora anche Alessandro Giuliani, Filippo Perri, Elisa Nicastro e Giuseppe Zappia. Forse de Luca sarebbe tornato in Italia, forse no. Nel dubbio, gli inquirenti hanno preferito scoprire le carte e arrestare tutti. Tanto con un anno e mezzo di intercettazioni telefoniche e ambientali, undici verifiche societarie, tredici perquisizioni e una sessantina di clienti del Compro Oro ascoltati, il pm Nadia Calcaterra può contare su diversi solidi argomenti per sostenere la pubblica accusa.
Un altro motivo per accelerare è stata la constatazione che con la banda dell’oro la prudenza non è mai stata troppa. Dopo che nella notte tra 20 e il 21 luglio dello scorso anno era andato a fuoco l’Hammer di Rosa, tra il 21 e il 23 De Luca aveva progettato di continuare la sua vendetta mandando in fumo anche una limousine e una Renault: «Non potevamo permettere altri pericolosi incendi - ha spiegato il procuratore capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana -. Grazie alla collaborazione tra finanzieri e carabinieri i controlli erano stati moltiplicati, e il rischio è stato scongiurato». Anche allora, gli inquirenti si erano mossi al momento giusto.
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