TRE MOSTRE
Tutti i colori di Varese in un secolo di pittura

«Il palpito del colore» è la mostra-evento dell’estate, tra Gemonio, Laveno Mombello e altre sedi.
Per il suo buen retiro Lucio Fontana aveva scelto un angolo affacciato sul lago di Comabbio che gli ricordava un’ansa del Rio Negro. In quel luogo, lontano dalla vita caotica di Milano, il padre putativo dello spazialismo, argentino di nascita ma italiano di famiglia, si era costruito una casa in stile coloniale che riecheggiava i «patios» di Santa Fe.
Fontana è solo uno degli artisti che, nel secolo scorso, il 1900, scelsero il territorio varesino per soggiorni più o meno lunghi, attratti dalla tranquillità di queste zone, dalla varietà dei paesaggi e dalla vitalità di un mondo dell’arte che si agitava fra iniziative pubbliche e private.
Questi cent’anni di vita sono ora raccontati attraverso 33 autori nella mostra «Il palpito del colore», a cura di Chiara Gatti, con il coordinamento di Alberto Palazzi e Angela Reggiori e il catalogo Menta e Rosmarino, in diverse sedi a cui corrispondono capitoli di una storia che inizia con il futurismo e si conclude con le ultime tendenze contemporanee.
La prima sezione, allestita al Museo Salvini di Cocquio-Trevisago e dedicata ai maestri storici: Oreste Albertini, Domenico De Bernardi, Francesco De Rocchi, Luciano Ferriani, Alfio Paolo Graziani, Aldo Mazza, Montanari, Siro Penagini, Antonio Piatti, Luigi Russolo, Innocente Salvini, Leo Spaventa Filippi, Arturo Tosi.
L’esposizione ha inizio con gli umori simbolisti di Antonio Piatti, i toni caldi dei paesaggi - fra terra e cielo - di Oreste Albertini, i contrasti abbacinanti della pittura di terra e fuoco di Innocente Salvini, le attese magiche di Giuseppe Montanari. Dalla poetica di matrice cubista miscelata al sentimento lombardo della terra che informa le nature morte e i paesaggi del pittore di Busto, Arturo Tosi, si approda alla lirica pittura di luce di Francesco De Rocchi, passando per un gigante come Luigi Russolo che, sulle rive del lago (morì a Cerro di Laveno nel 1947), stemperò gli umori futuristi con visioni oniriche.
Al Museo Bodini di Gemonio sono protagonisti gli artisti del secondo dopoguerra, talenti locali o rifugiatisi tra Varese e il Ticino negli anni «dell’emergenza» (come diceva Eugenio Montale). Sono: Enrico Baj, Piero Cicoli, Lucio Fontana, Guttuso, Ottavio Missoni, Gottardo Ortelli, Giancarlo Ossola, Albino Reggiori, Franco Rognoni.
Se Enrico Baj elesse Vergiate come luogo ideale per il suo grande studio immerso nel verde, Renato Guttuso soggiornò per oltre vent’anni a Velate. E mentre l’artista siciliano affrescava la «Fuga in Egitto» alla terza cappella del Sacro Monte, a Sumirago Ottavio Missioni ideava motivi astratti per i tessuti della sua «factory».
Sono gli anni della storica mostra dedicata a Morazzone, che portò a Varese Roberto Longhi e Mina Gregori e vide la consulenza di Piero Chiara e Giovanni Testori, ma anche di un panorama crescente di premi e iniziative - si pensi in particolare al Premio Gallarate, fondato nel 1950 da Silvio Zanella, direttore della Galleria d’arte moderna (antenata dell’attuale museo Maga) - oltre all’attività delle gallerie private, che costellarono la provincia attraendo presenze significative dal resto del paese.
Da Milano, Franco Rognoni scelse Luino come sfondo ai suoi racconti ironici e visionari, mentre il marchigiano Piero Cicoli mescolò i colori e le luci mediterranee con la natura umida del varesotto. Le fabbriche dismesse di Giancarlo Ossola, di stanza a Mesenzana, e le cattedrali di Albino Reggiori, maestro nell’incisione e nella ceramica (mestiere appreso in lunghi anni di studio dentro i laboratori della Sci di Laveno), chiudono questa fase introducendo alla terza sezione, dedicata alle vicende contemporanee e allestita a Villa Frascoli Fumagalli a Laveno, disegnata da Piero Portaluppi, che siglò anche il progetto degli stabilimenti per la Società Ceramiche Italiane. In questa terza sede sono rappresentati autori contemporanei esponenti di diverse tendenze: Aldo Ambrosini, Domenico D’Oora, Vittore Frattini, Luca Lischetti, Alberto Magnani, Silvio Monti, Antonio Pedretti, Raffaele Penna, Antonio Pizzolante, Giancarlo Pozzi e Giorgio Vicentini.
«Il palpito del colore. Un secolo di pittura a Varese» - Fino al 12 agosto 2018. Sedi varie.
«I maestri storici» al Museo Salvini di Cocquio Trevisago sabato e domenica 15-17.30 e alla Galleria AlMiarte di Gemonio da giovedì a domenica 10.30-12.30 e 15-19.
«I maestri del secondo dopoguerra» al Museo Bodini di Gemonio sabato e domenica 10.30-12.30 e 15-18.
«I contemporanei» a Villa Frascoli Fumagalli a Laveno Mombello sabato 21-23 e domenica 15-18.
La «Street Art» al Teatro Soms di Caldana di Cocquio sabato 15.30 -17.30.
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