Francia
La nuova rivoluzione francese: al via discussa riforma ortografia
Puristi si mobilitano su twitter a difesa di accento circonflesso

Roma, 5 feb. (askanews) - Dopo il 1789, il grande contributo francese alla storia universale delle rivoluzioni sembrava un dato conclamato, e definitivo. Conclamato, d'accordo; quanto al definitivo, è da vedere. Oltre duecento anni più tardi, e tra clamori, grida, polemiche e cahiers de doléances, la douce France torna infatti a essere scossa da clamori e inquietudini che è impossibile definire altrimenti che rivoluzionarie: messa a punto già dal 1990, per anni tenuta in surgelatore, è finalmente al via la controversa riforma dell'ortografia. I puristi insorgono, temendo lo stravolgimento della lingua di Racine e Voltaire. Qualcuno resta - come capita sempre - indifferente. Ed in non pochi esultano per la (possibile) eliminazione di alcuni pesanti ostacoli alla corretta scrittura in francese, come ad esempio lo scomodissimo accento circonflesso.
Sui quotidiani francesi è la notizia del giorno, si capisce. Approvata nel 1990 dall'Académie Francaise ma mai entrata in vigore, la "reforme de l'orthographe" dovrebbe uscire dal limbo per la prossima reentrée (l'apertura dell'anno scolastico) materializzandosi sui manuali di scuola. Scrivere in francese potrebbe diventare più agevole e scorrevole, ma le polemiche, i dubbi e le esitazioni non mancano. Il grido d'allarme dei puristi si è già manifestato con un occhio al passato e gli strumenti del presente tanto che i difensori delle vecchie norme si scatenano oggi su twitter sotto il minaccioso quanto ironico hastag #jeSuisCirconflexe. Gli innovatori, invece, minimizzano. La lingua cambia, l'uso si evolve, e anche le regole di scrittura vanno adeguate ai tempi. Nessuno scandalo: 'così fan tutti'.
Ma in sostanza, cosa cambia davvero? La novità più significativa riguarda appunto l'accento circonflesso. Spesso vestigia di una "s" caduta con l'uso, l'accento a forma di "cappello" non sarà più obbligatorio sulle vocali "I" e "u" tranne in caso di terminazioni verbali - "qu'il fût" - , di nomi proprio o quando l'accento serve a distinguere una parola dall'altra ("mûr" - maturo - e "mur" muro).
Altra novità rivoluzionaria, l'abolizione del francesissimo trattino. Parole come mille-pattes, porte-monnaie o week-end potranno clamorosamente scriversi tutte attaccate. Meno evidenti, ma non meno pervasive, le modifiche su tutta una serie di accenti, col passaggio dal grave all'acuto, o viceversa, e nella costruzione del participio passato (che potrebbe divenire invariabile nei casi in cui il verso "laisser" è seguito da un infinito (Elle s'est laissée mourir"....").
I dati bruti sono in ogni caso significativi. Secondo la "riforma" voluta, pensata e architettata dai soloni dell'Académie sono circa 2400 le parole a subire un più o meno radicale lifting, in sostanza un 4% di tutto il lessico della lingua francese.
Ma c'è davvero da preoccuparsi per i tesori della letteratura d''oltralpe? Pas du tout, rassicura per esempio Liberation, notando come la 'riforma' non abbia valore retrospettivo e si applichi, per adesso, esclusivamente ai manuali scolastici. Nessun pericolo in sostanza di dover rieditare la "Recherche" di Proust o le opere di Corneille e Diderot secondo il nuovo codice.
L'Académie, d'altronde, ha le sue buone ragioni, o così crede. Secondo gli esperti "è importante continuare ad apportare all'ortografia modifiche coerenti e legate all'uso effettivo delle parole. Non è una novità: lo si è sempre fatto dal XVII secolo in poi e continuano a farlo tutti i Paesi europei".
Un'argomentazione, questa, che convince sino a un certo punto i puristi, i nostalgici e i conservatori. Il timore, tipicamente, è quello di un improverimento e di un livellamento verso il lasso della lingua. Su TF1 un professore di lettere lancia il grido d'allarme dei puristi: "forse che eliminiamo le date dai libri di storia con la scusa che non è facile impararle a memoria? No. È più semplice: piuttosto che curare il malato con questa riforma uno se la cava rompendo il termometro. Nel caso, si cambia il modo di scrivere e invece bisognerebbe cercare di superare le difficoltà di ortografia che hanno gli studenti di questi tempi".
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