IL DIBATTITO
«La sicurezza non compete a bar e ristoranti»
Presa di posizione della Fipe (Federazione pubblici esercizi) di Varese contro il decreto Piantedosi. E appello per contingentare le nuove aperture di locali

La Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) di Varese boccia le linee guida del decreto Piantedosi che introduce nuove regole sul fronte della sicurezza e chiama in causa bar e locali.
«La sicurezza non deve essere a carico di baristi e ristoratori» è la presa di posizione della categoria. «Anche se il Viminale ha corretto il tiro, ribadiamo che il controllo e la responsabilità di ciò che accade all’esterno dei locali non spetta a noi» afferma Giordano Ferrarese, presidente provinciale di Fipe.
Altra osservazione: «La prevenzione di atti illegali e situazioni di pericolo nei pubblici esercizi non deve ricadere sui titolari delle attività». Alla levata di scudi, a livello nazionale, si aggiunge ora quello locale della Fipe. Va detto che il Viminale ha precisato che l’accoglimento delle “indicazioni” contenute nel Decreto Piantedosi «è su base volontaria». Non è un obbligo insomma.
«Ma c’è un problema», evidenzia Ferrarese, che contesta «l’intenzione di introdurre un beneficio riservato esclusivamente a chi applicherà le linee guida, ovvero l’installazione di costosi sistemi di videosorveglianza e la designazione di referenti per la sicurezza».
«Diciamolo chiaramente: chi può permetterselo? E poi, è giusto che solo i pochi che possono permetterselo godano di un vantaggio?» domanda il presidente provinciale Fipe. Secondo Ferrarese, se si vuole parlare di incentivi, «bisognerebbe agevolare chi investe in professionalità e serietà, non chi, approfittando della legge Bersani sulla liberalizzazione delle licenze, ha abbassato la qualità delle attività. Chi ha le risorse per mettere un buttafuori all’ingresso non garantisce necessariamente un servizio di qualità o il rispetto delle normative».
Il presidente provinciale di Fipe propone quindi di ripristinare il modello delle vecchie commissioni commerciali, con un contingentamento delle nuove aperture e un controllo rigoroso dei requisiti dei gestori. «Il modello applicato sui Navigli di Milano negli ultimi mesi sta funzionando. Perché non replicarlo? Sta portando risultati positivi anche in termini di sicurezza».
Sul tema sicurezza, Ferrarese ribadisce comunque la piena disponibilità alla collaborazione con le forze dell’ordine da parte dei pubblici esercenti. Come succede con Securshop, il protocollo per la legalità e la sicurezza delle imprese, sottoscritto lo scorso giugno da Prefettura, Questura, Comando provinciale dei Carabinieri, Comando provinciale della Guardia di finanza di Varese, Confcommercio e Confesercenti.
«Gestori e personale di bar e ristoranti», conclude Ferrarese, «continueranno a fare la loro parte. Non dimentichiamolo: sono loro le prime vittime di queste bande di incivili, così come di vandali, ladri e rapinatori. Ma non ci si chieda di assumerci responsabilità che non ci competono per ciò che accade all’esterno dei nostri locali».
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