L'IDEA
La sposa arriva col bus
Scelta ecologista: alla Kolbe sulla "C" delle 11.06. Così Maddalena è arrivata all'altare dal suo Stefano
Altro che Jaguar, carrozza con cavalli o altra "macchinona" per arrivare in chiesa nel giorno del matrimonio. C’è chi esce da casa, raggiunge la fermata dell’autobus e prende il bus. Un pullman di linea, in questo caso la C, per raggiungere la chiesa di viale Aguggiari dedicata a San Massimiliano Kolbe.
Bella come solo le spose sanno esserlo nel suo abito bianco con lievissimi fiori in pizzo disegnati su tulle, è salita sul bus incantando le persone che scendevano da Sacro Monte e l’autista che mai prima d’ora, probabilmente, aveva portato una sposa. Maddalena Zanzi, figlia del "prof" Carlo Zanzi e di Carla, ha spostato sabato 7 giugno Stefano Mirioni e ha scelto di arrivare in chiesa in bus, accolta dal padre alla fermata e dagli «auguri!» applauditi dai viaggiatori.
Una scelta ecologista ma che ha anche un altro significato: «Per dieci anni mia figlia ha preso il pullman fino in centro per andare prima all’università poi al lavoro a Milano, Maddalena ha pensato di prenderlo un’ultima volta proprio nel giorno del suo matrimonio».
Abiterà a Casbeno con il suo sposo e andrà in stazione a piedi, probabilmente. Così ha voluto dire "addio" a una abitudine che l’ha accompagnata negli anni dello studio (è laureata in matematica) e della vita a casa dei genitori.
Quando è arrivata alla fermata ad attendere il mezzo pubblico, il bus delle 11.06 di Sant’Ambrogio, c’è stato anche un divertente fuori programma.
Fra testimoni e parenti, oltre alla sposa in abito bianco e bouquet multicolore, c’erano altre quattro persone alla fermata.
«Manca un biglietto, ne abbiamo solo quattro, presto, non voglio viaggiare gratis!», ha detto Maddalena concitata. E non appena è scesa davanti alla chiesa, ha strizzato l’occhio a papà: «Biglietto preso, non volevo viaggiare gratis!».
Il matrimonio tra Maddalena e Stefano (i genitori di lui sono Adelio e Gloria Mirioni) è stato celebrato da don Enrico Parazzoli, con don Claudio Maggioni e padre Mauro Serragli, missionario comboniano.
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