IL CASO
La Svizzera ci ruba i giovani talenti
L'allerme del Tre Valli: "I club elevetici prima tesseravano solo i giocatori adulti, ora invece cercano anche quelli di dodici anni e la Federazione non tutela le società di confine"

Settori giovanili in allarme: i giocatori scappano in Svizzera Anche il calcio ha i suoi frontalieri, col viavai continuo di allenatori e giocatori da uno stato all'altro. Una storia ormai datata, ma che da qualche anno ha iniziato ad interessare i settori giovanili di numerosi club del nord della Lombardia. L'allarme arriva da Cugliate Fabiasco, dove l'Union Tre Valli in poche settimane ha visto emigrare alcuni dei suoi migliori atleti: tre giovani (un '96, un '97 e un '98), oltre ad altrettanti elementi della prima squadra, che (è il caso di Pietro e Antonio Foresta) qui nelle valli hanno mosso i primi passi su un prato verde. Tutti emigrati in Svizzera: «Quest'anno ce ne hanno portati via sei, l'anno scorso tre o quattro. Una volta prendevano solo i giocatori adulti, ora invece cercano anche quelli di dodici o tredici anni, e la Federazione non ci tutela» - racconta il presidente bluverde Marcello Cadei. Ma il Tre Valli è solo una delle tante società alle prese con la fuga di calciatori oltre confine: ci sono, ad esempio, il Luino, Olimpia e Lavena Ponte Tresa, che ogni anno devono fare i conti con questi esodi imprevisti, senza alcuna possibilità di opporvisi. «Vengono a vederli durante i tornei estivi, e poi li contattano direttamente a casa» - spiega il numero uno di Cugliate. In Italia esiste il premio preparazione, una sorta di gratificazione economica per le società che si sono impegnate nella crescita del ragazzo. In Svizzera invece non c'è niente di tutto ciò, e come non bastasse, è possibile importare giocatori anche quando qui i trasferimenti sono chiusi, cosicché ci si trova a dover fare i conti con assenze e rose ristrette a stagione in corso. Un tempo però le cose andavano diversamente: si cercava un accordo tra le parti, mentre adesso, forse a causa dello scarso numero di giovani presenti nella confederazione elvetica o per l'abbondanza di squadre, viene fatta quella che Cadei definisce «una campagna a tappeto». Alla base di tutto, ci sono tante promesse e in alcuni casi impianti sportivi di qualità: «Gli scout che seguono i ragazzi fanno loro un'infinità di lusinghe, e la spesso hanno delle bellissime strutture e possono seguirli meglio. E nonostante il calcio nelle categorie maggiori sia meno competitivo rispetto al nostro, riescono comunque a garantire qualche soldo e una pausa invernale più lunga» - rivela. Qualcuno poi si pente, ma non trova il modo di fare ritorno in Italia a causa della lentezza delle pratiche burocratiche: così le società di confine si sentono abbandonate dalla Figc. In casa Tre Valli però, non hanno mai smesso di investire sulla crescita dei propri giovani: da quattro anni è attiva l'affiliazione con il Varese Calcio, che garantisce allenamenti personalizzati seguiti da tecnici professionisti, e anche i numeri sorridono, con circa 200 atleti tesserati (in crescita rispetto ai 170 dell'anno scorso) e una squadra per ogni categoria, oltre a ben diciotto fra allenatori, vice e preparatori. Con questa "guerra di frontiera" in corso, sono risultati a dir poco eccezionali.
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