COLORI
La tempesta gentile di Luca Bellandi

È una pittura di delicata pervicacia quella del livornese Luca Bellandi, invitato dalla galleria Ghiggini per la mostra «Gentle storm» (tempesta dolce), debutto dell’artista a Varese. Fiori, uccelli tropicali, abiti dalle tinte sgargianti, accanto a parole e segni grafici sono la cifra dell’arte di Bellandi, 55 anni, mutuata in parte dalla lezione degli americani Basquiat e Cy Twombly e in parte da suggestioni cubiste e futuriste. Arte espressionista astratta e uno stile gestuale e diretto, che hanno portato il pittore, laureato nel 1985 all’Accademia di Firenze, a importanti attestazioni in Europa e negli Stati Uniti.
Artista dallo stile immediatamente riconoscibile, Bellandi, che è anche scultore e fotografo, ha incominciato reinterpretando i classici, vantandosi della propria formazione accademica - «mi sento un artista dell’Ottocento trapiantato» -, per regalare lampi di attualità non scordando lo stile del passato.
«Luca è un artista che possiede una voglia terribile di sperimentare e che ha la bramosia di esplorare materiali, metodi e tecniche nuove e mai tentate», scrive Alberto Gavazzeni nel catalogo curato con Gian Ruggero Manzoni. E Bellandi ha scoperto la Beat Generation e indagato la Pop Art, ammirato Keith Haring a Firenze e le sperimentazioni di Basquiat, vivendo queste esperienze in maniera forte e propositiva.
«Lavorando ho scoperto poi le mie estrazioni, il mio vissuto, e la mia pittura di oggi nasce dalla voglia di raccontare, lasciando però anche degli indizi all’osservatore», sostiene l’artista, che ama dipingere fondali in cui i protagonisti intervengono apportando le sue emozioni, come fossero «in cerca d’autore», di un’identità o di un luogo.
Le tele di Bellandi sono insieme un punto di partenza e di arrivo, con figure e paesaggi che mutano di continuo, appaiono e scompaiono modificandosi in un racconto infinito. Una natura effimera ma sostanziosa, che reinterpreta la figura femminile attraverso gli abiti, «moderni sarcofagi», che conservano l’anima di chi li indossa. Tracce di umanità offerte all’osservatore per un puro divertimento intellettuale, «tempeste» di colore che vorremmo ci colpissero per scoperchiare i nostri più nascosti desideri.
Varese, galleria Ghiggini, via Albuzzi 17, dal 30 settembre al 22 ottobre, da martedì a domenica ore 10-12.30 e 16-19.
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