TRIENNALE
«La terra inquieta» raccontata da 65 artisti

A partire dai primi decenni del 1800, l’attenzione di intellettuali e artisti descrisse e denunciò i mutamenti politici e sociali in grado di generare disagio alle componenti meno abbienti della collettività. L’ellisse temporale che ci porta ai giorni nostri ha visto succedersi, in maggior misura nel corso del secolo breve, accadimenti bellici e esistenziali tali da lasciare impronte indelebili nella storia dell’uomo, portando più correnti artistiche a rendersi testimoni di quanto accadeva attorno a loro.
A confermare come l’attenzione dell’intellighenzia intellettuale e artistica si sia elevata nei confronti di un fenomeno migratorio di proporzioni bibliche è l’articolata e ben allestita mostra «La terra inquieta» curata da Massimilano Gioni (Busto Arsizio, 1973) prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi e dalla Fondazione Triennale di Milano.
La lettura di una mostra non necessariamente prende avvio appena varcato l’ingresso espositivo. Idealmente il percorso de «La terra inquieta» potrebbe iniziare da un esercizio di memoria storica, quando gli emigranti e i clandestini eravamo noi, ben illustrato dalle copertine della «Domenica del Corriere» con disegni che narrano di imbarcazioni e navi stracolme di famiglie italiane mosse dalla necessità di sopravvivenza, in rotta verso altri paesi.
Il secondo passo riguarda il pannello con i dieci punti redatti dal Movimento Internazionale dei Migranti stilato nel 2011, dove si rivendica rispetto e dignità nei confronti di tutti gli esseri umani. Infine il succedersi dei registri, posti su un tavolo lungo venti metri, con l’infinito elenco delle persone morte dal 1993 al marzo di quest’anno. Dopodiché, la percorrenza è libera.
Il titolo della mostra è quello di una raccolta di poesie dello scrittore caraibico Edouardo Glissant, un autore il cui lavoro è stato da sempre rivolto alla coesistenza di culture diverse. I 65 artisti provenienti da 40 paesi diversi, tra cui Egitto, Ghana, Marocco, Iraq, Turchia, affrontano con installazioni, video, sculture, dipinti, assemblaggi di reperti il dramma delle conseguenze recate dalle guerre in Medio Oriente; come la disperazione degli abitanti di Aleppo, il conflitto in Siria, la vita nei campi profughi. Un particolare sguardo va alla «Mappa» di Alighiero Boetti, dove ai piedi di una planimetria multicolore della terra giacciono, in ordine sparso, indumenti abbandonati.
«La terra inquieta», a cura di Massimilano Gioni - Milano, Triennale palazzo dell’Arte, viale Alemagna 6, fino al 20 agosto da martedì a domenica 10.30-20.30, 8/6,50/5,50 euro.
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