IL PROVVEDIMENTO
La Villa della vergogna
La Gdf sequestra edificio e arredi della maestosa "Casa del Vescovo" di proprietà di Anna Rita Rovelli, acquistata con parte del "tesoro" illegale ricavato dalla vicenda Imi/Sir

"La casa del Vescovo", così è chiamata la maestosa villa nel cuore di Anacapri, formalmente intestata a una società di Milano ma in realtà, come accertato dalle indagini della guardia di finanza di Busto Arsizio, di proprietà di Anna Rita Rovelli, ex coniuge di Francesco Caltagirone Bellavista, e acquistata e arredata con denaro frutto dei reati di corruzione per le vicende collegate alla controversia Imi/Sir.
La villa e il prezioso arredamento sono stati sequestrati dalle fiamme gialle su provvedimento della Procura della Repubblica di Milano.
Il nome della società immobiliare che ne aveva curato la compravendita e il suo arredamento, "Obispo", tradotto dallo spagnolo vuol dire proprio Vescovo.
Un significativo elemento di collegamento che rischiava di non esser mai scoperto se la Gdf di Busto Arsizio non avesse esattamente ricostruito tutto il giro dei flussi finanziari.
L'indagine trae origine dal contenuto di una segnalazione di operazioni sospette relativa al trasferimento di denaro dalla Svizzera all'Italia inoltrata da un istituto di credito di Milano a carico di un bustocco che si prestava per fare le funzioni di rappresentante legale di diverse società milanesi, tutte nel settore immobiliare, che servivano per reinvestire, in Italia, capitali detenuti all’estero e frutto, come nel caso accertato, di riciclaggio.
L'intermediario operava addirittura col proprio conto corrente personale, girando poi alle società milanesi bonifici provenienti da società delle Isole Vergini, attraverso canali bancari svizzeri.
I successivi accertamenti evidenziavano anche l’utilizzo di conti personali di un’altro "intermediario", tale Bravi Tonossi, da sempre prestanome e uomo di fiducia della famiglia Rovelli e di Francesco Caltagirone Bellavista, recentemente tratto in arresto dalla guardia di finanza.
Proprio in conseguenza dell’arresto di Caltagirone, Bravi aveva pianificato il proprio espatrio con destinazione Venezuela non sapendo che per altri fatti, riguardanti la famiglia Rovelli, era indagato dalla Gdf di Busto Arsizio che l'ha poi in effetti fermato, su ordine del pm Roberto Pellicano, poche ore prima della partenza per il Sudamerica, e che successivamente veniva tratto in arresto ai domiciliari su ordine del gip.
Il pm Roberto Pellicano, titolare dell’inchiesta nell'occasione ha richiesto, inoltre, l’emissione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza della villa formalmente intestata alla società milanese ma di fatto, come Bravi ha confermato in sede di interrogatorio, nella disponibilità della Anna Rita Rovelli.
Nella villa, dotata di arredamento da capogiro, con terrazze vista mare e giardino con thermarium, bagno turco e idromassaggio, curata in ogni dettaglio e abitata dalla governante (regolarmente assunta a nome di Bravi), che aveva anche il compito di accudire gli animali "della Signora", così come da lei definiti: un pappagallo e due cani per i quali percepiva un ulteriore indennizzo mensile.
Il vero valore della casa è dato proprio dall’arredamento: dalle indagini svolte la somma cui si è attinto per acquistarlo si attesterebbe attorno ai sette milioni di euro, mentre a tre milioni di euro ammonta il valore di acquisto della villa. Complessivamente, quindi, è di dieci milioni di euro il valore del bene sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca.
Si trattava di parte di un "tesoro" detenuto all’estero, accumulato da oltre vent’anni dalla famiglia Rovelli che, in conseguenza di un'operazione che doveva evitare il crac del gruppo chimico Imi-Sir , era riuscita a farsi riconoscere, attraverso il pagamento di tangenti ai giudici, una posizione creditoria piuttosto che debitoria nei confronti delle banche, vicenda per la quale è stata condannata, nel 2006, con sentenza definitiva, dopo ulteriori indagini svolte dal Tribunale di Monza, tutta la famiglia Rovelli.
Così come è stato inconfutabilmente provato, una parte di quel tesoro è stata "anche" investita, per le vacanze, nella splendida villa di Anacapri, che i finanzieri di Busto hanno prima individuato e poi sequestrato.
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