L’INCHIESTA
Vigile arrestato, 2mila pagine di accuse
I risvolti della complessa indagine nei confronti del comandante, soprannominato “Il mangione”

Sono contenute in circa duemila pagine di atti le accuse nei confronti del comandante della polizia locale di Lavena Ponte Tresa, Stefano Ceratonio, arrestato martedì mattina dalle Fiamme Gialle con l’accusa di corruzione.
Due faldoni che ieri i difensori del capo dei vigili urbani e delle altre quattro persone indagate assieme a lui - i commercianti che lo avrebbero corrotto per evitare controlli troppo rigorosi e ottenere “sconti” sulle multe per eventuali irregolarità amministrative - hanno iniziato a esaminare negli uffici del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Varese, in vista degli interrogatori di garanzia, la cui data non è però ancora stata fissata (devono svolgersi entro dieci giorni dalla notifica dei provvedimenti alle persone coinvolte nell’inchiesta).
Tra i documenti consegnati dai militari della Guardia di Finanza di Luino e allegati alla richiesta di arresto per provare gli episodi di corruzione ci sarebbero anche diverse fotografie scattate durante mesi di appostamenti e pedinamenti. Scatti che immortalerebbero il pubblico ufficiale a pranzo nel ristorante di uno degli indagati (tutti e quattro sono sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) o mentre ritira le borse con la spesa. Secondo l’accusa, infatti, il comandante della Municipale, ora agli arresti domiciliari, avrebbe garantito controlli meno severi e multe più leggere a commercianti ed esercenti “amici” in cambio di biglietti aerei (ad esempio, quello per il Marocco sarebbe stato pagato da un ambulante che aveva ottenuto agevolazioni sull’occupazione del suolo pubblico al mercato della cittadina di confine), ma soprattutto generi alimentari e pranzi al ristorante, senza sborsare un euro. Al punto che - spiegano gli inquirenti - Ceratonio era stato soprannominato “il mangione”.
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