L’INDAGINE
Falsari con base Sempione
Dall’attentato di Vienna ai documenti per l’Est Europa: almeno duemila clienti
Migliaia di documenti falsi, prodotti in Ucraina con una perizia tale da superare i controlli più sofisticati delle forze dell’ordine stoccati temporaneamente nell’area del Sempione, in un deposito a Pogliano Milanese, prima di essere inviati per posta all’acquirente finale.
Documenti falsi perfetti venduti via Internet ai potenziali clienti: criminali comuni, persone desiderose di una seconda vita, migranti senza permesso di soggiorno, ma anche foreign fighter vicini all’Isis che così potevano raggiungere la Siria e poi a fare rientro in Europa e nei Paesi d’origine eludendo i controlli delle autorità di polizia.
L’organizzazione transnazionale individuata e sgominata dalla Digos di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto del pool antiterrorismo Alberto Nobili e dai sostituti Paola Pirrotta ed Enrico Pavone, dal 2018 ad oggi avrebbe fornito documenti di identità, atti di nascita, permessi di soggiorno ad almeno 2mila persone provenienti da 60 Paesi, per un giro di affari di oltre 250mila euro raccolti tramite Money Transfer.
Sette gli arrestati (per associazione per delinquere e traffico di documenti falsi) effettuati ieri, venerdì 15 giugno, nell’ambito dell’operazione ribattezzata “The Caucasian Job”, a cominciare da Turko Arismekov, 35 anni, ceceno di nazionalità russa. Dal 2016 domiciliato stabilmente a Sangiano come richiedente asilo, al momento stava scontando agli arresti domiciliari una condanna a due anni e otto mesi patteggiata di recente a Milano per possesso e fabbricazione di documenti falsi in concorso, imputazioni che gli erano costate già le manette nel novembre scorso.
Tutte le altre sei misure cautelari emesse dal gip milanese Raffaella Mascarino hanno raggiunto cittadini ucraini. Una di queste è stata eseguita a Legnano a carico di V.S., 46 anni, che nella filiera criminale avrebbe ricoperto il ruolo di procacciatore di clienti.
Il ceceno con base a Sangiano, tuttora indagato anche per associazione finalizzata al terrorismo internazionale, era stato attenzionato dagli investigatori all’indomani dell’attentato terroristico del 2 novembre scorso a Vienna quando è stato individuato un suo contatto con il 30enne kosovaro Heset Musa che, a sua volta, aveva fatto da intermediario per la produzione di un documento falso destinato all’attentatore, il 21enne austriaco di origine macedone Kujtim Fejzulai. Partendo dai suoi collegamenti si è risaliti alla banda di falsari. Ora bisognerà cercare di capire a chi sono andati in mano tutti questi documenti falsi. Un lavoro imponente che impegnerà non solo le autorità italiane, ma anche tutte le altre polizie europee.
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