MONUMENTI
Castello, via il tetto in vetro
La Sovrintendenza cambia idea e il Comune valuta un altro tipo di copertura

Mentre al Castello si stanno completando in questi giorni i lavori di manutenzione finalizzati alla riapertura dell’attività espositiva con la mostra di Alessandro Mendini, per il maniero si fa strada un’ipotesi che farà certamente discutere ma che non dispiacerà ai più: togliere l’attuale copertura in vetro dell’ala nord ovest.
Un argomento, quello della copertura, che è oggetto della riflessione che il Comune sta portando avanti con la Soprintendenza riguardo il castello e le sue pertinenze. Contatti molto frequenti da diversi anni a questa parte, ossia da quando nei primi anni Novanta si decise di recuperare l’edificio fino a oggi, quando si provano a definire modalità di utilizzo della struttura legate alla vocazione che si vuole conferire e nel rispetto dei vincoli cui è sottoposto un edificio il cui primo nucleo risale al tredicesimo secolo.
L’argomento castello è emerso in settimana nel corso dell’ultima seduta della commissione consiliare Opere pubbliche, chiamata a votare il piano triennale. Fra l’altro nel documento figurano 150mila euro che saranno destinati alla sistemazione della facciata di Palazzo Leone da Perego e, appunto, al Castello. È stato quando la discussione si è allargata alla pluralità di materiali impiegati nel complesso dell’edificio (dagli intonaci ai mattoni e poi legno, corten, vetro per altri elementi) che si è evidenziata una caratteristica nei rapporti con la Soprintendenza: non un’entità monolitica e inamovibile, ma un organo che è nient’altro che l’interlocutore reale per lo specifico problema del momento. Ergo la decisione del 2007 di una copertura in vetro (460mila euro comprensivi di sistemazioni interne su progetto dell’architetto Luigi Ferrario) avallata dalla Soprintendenza rispondeva a un orientamento che oggi potrebbe essere diverso.
Allora si privilegiò lo stacco fra la parte storica e quella ricostruita: meglio una trasparenza dichiaratamente moderna rispetto a delle tegole falso vecchie. Oggi è invece in corso una riflessione per valutare la possibilità di altri tipi di copertura. Tutte da capire poi le eventuali modalità di intervento che, con ogni probabilità, si sovrapporrebbero all’esistente.
Evidentemente l’effetto serra prodotto nell’ambiente che conserva il prezioso trittico di Gaetano Previati sulla Battaglia di Legnano con tanto di tende che riparano le tele dalla luce, a qualche anno di distanza, ha prodotto qualche ripensamento. Da ricordare che del piano unitario di Ferrario un solo elemento non fu realizzato: la scala trasparente per il torrione principale. E potrebbe essere proprio l’accesso all’elemento di ingresso una leva per far guadagnare ulteriore interesse al monumento. Naturalmente sentita la Soprintendenza.
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