LOTTA ALLO SPACCIO
Cocaina marchiata Dior: otto arresti
Maxi operazione antidroga dei carabinieri. La base logistica era in un ristorante di San Giorgio su Legnano intestato alla sorella del capo fuggito in Jaguar

Affondo, l’ennesimo, al traffico di stupefacenti: ieri mattina, mercoledì 2 marzo, i carabinieri della compagnia di Legnano, coordinati dal pubblico ministero Susanna Molteni - hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Luisa Bovitutti.
In manette Giulio Cancellara, cinquantenne specializzato in truffe, conosciuto con il soprannome di Diabolik e non è difficile capire perché. Con lui nei guai anche un quarantaseienne albanese ricercato, Fabio Bellini, monzese ventinovenne, Fatos Kacka, il “Tosi”, quarantaseienne residente a Magnago, Klodjan Makaj, residente a Induno Olona e Paolo Morlacchi, il “Vecchio”, residente in Brasile. A piede libero un quarantaquattrenne residente a Latina, una quarantasettenne di Fagnano Olona e tutt’ora latitante Ejill Gjolaj, il “Papi”, sfuggito alla cattura a marzo dell’anno scorso al volante di di una Jaguar XF. Sulla carta l’uomo risultava dipendente del ristorante di sua sorella a San Giorgio su Legnano, il Venere, ma a parere degli investigatori del nucleo operativo radiomobile i redditi e il tenore di vita di cui il suo Rolex Sea sweller (autentico) era emblema gli derivavano dalla gestione di spacciatori ai suoi ordini e regolarmente stipendiati. Proprio come i quattro pusher arrestati in diverse occasioni sempre a marzo dell’anno scorso.
Indagini «magistralmente condotte secondo i tradizionali protocolli» le definisce il giudice Bovitutti nella sua ordinanza.
La base operativa del gruppo sarebbe stata appunto il ristorante Venere, dove Gjolaj incontrava i suoi soci e i suoi piccoli pusher. Gli investigatori hanno sequestrato in tutto oltre 13 chili di cocaina marchiati Dior e almeno 500mila euro. La maggior parte della droga era conservata all’interno di un borsone in una casa che - in piena pandemia - era un po’ troppo frequentata. Tanti via vai, volti sempre nuovi, movimenti sospetti anche ben oltre l’orario del coprifuoco che ora è solo un pallido ricordo, segnali evidenti di un business illecito. Quasi tutti albanesi i soggetti implicati nell’attività di smercio al dettaglio e in quella dell’acquisizione di partite all’ingrosso, ma nel gruppo ora è spuntato anche Cancellara, che è difeso dall’avvocato Francesca Cramis. La sua specialità sono sempre state le truffe su larga scala. A Cerano, nel 2012, comprò gioielli per 11mila euro con assegni denunciati come smarriti. Convinto di averla fatta franca, telefonò all’orefice poco tempo dopo per prenotare un orologio in oro ma quando si presentò in negozio trovò i carabinieri.
Ma questa vicenda era solo l’ultima di una lunga serie. Tra i reati commessi dal cinquantenne c’è anche la ricettazione: è di gennaio del 2021 la sentenza con cui la corte di cassazione confermò una pena inflitta dal tribunale di Como per un assegno di provenienza illecita. «Non capisco dove siano le esigenze cautelari visto che i fatti di droga contestati sono vecchi», osserva il difensore.
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