LA SENTENZA
Condannati sei ultras lilla
Per l’aggressione a Paolillo pene da 8 a 10 mesi

La proposta di risarcimento indirizzata alla parte offesa non è andata a buon fine. E questo ha significato solo una cosa per gli ultrà lilla che nell’agosto del 2017 cacciarono dallo stadio a suon di insulti, minacce e botte Dario Paolillo durante un triangolare ospitato allo stadio Battaglia di Inveruno: conferma da parte dei giudici della terza Corte d’Appello di Milano delle condanne emessa in primo grado, al termine di un giudizio con rito abbreviato, dal gup milanese Alessandra Clemente.
Una mezza dozzina di condanne comprese tra gli 8 e i 10 mesi di reclusione per violenza privata e lesioni nei confronti del figlio e fratello rispettivamente dell’ex patron e dell’ex presidente della squadra di calcio del Legnano. La scorsa udienza di appello gli imputati (età compresa tra i 29 e 72 anni), per tramite del proprio collegio difensivo, composto dagli avvocati Sandro Cannalire, Salvatore Verdoliva e Gianluca Maris, avevano chiesto di poter beneficiare di una norma introdotta dalla Riforma Cartabia che consente di estinguere alcuni reati procedibili a querela a fronte di un adeguato risarcimento alla parte offesa.
Non essendo riusciti a fare avere al legittimo destinatario (dato per residente all’estero) un assegno di qualche migliaio di euro a titolo di risarcimento, l’hanno depositato ieri in udienza: impossibile però da parte della Corte d’Appello considerare come recepita l’offerta di risarcimento. Da qui la decisione di confermare il verdetto di primo grado. Ora le difese dovranno attendere 60 giorni per leggere le motivazioni alla base della sentenza e valutare la possibilità di un eventuale ricorso in Cassazione. I fatti risalgono al 20 agosto del 2017 durante un triangolare amichevole tra Inveruno, Gozzano e, per l’appunto, Legnano. Non ci volle molto agli ultrà, finiti poi sotto processo, individuare sugli spalti Dario Paolillo e prenderlo di mira. «Vai via. Per te finisce male, ti picchiamo, ti ammazziamo. Tu qua non ci puoi stare. Ti meno finisci in mezzo al campo», apostrofarono la vittima gli incattiviti ultrà. Ben presto, la situazione degenerò: ci furono spinte e uno degli astanti gli sferrò anche alcuni pugni in testa e lo afferrò per il collo provocandogli una distorsione del rachide cervicale giudicata guaribile in 15 giorni.
Scortato dalle forze dell’ordine, Paolillo fu costretto a lasciare in fretta e furia lo stadio per evitare il peggio.
Dal punto di vista degli ultrà, la presenza al seguito del Legnano di Dario Paolillo fu vista come una provocazione. «Il padre di Dario, Gaetano Paolillo (nella foto) e la sorella erano malvisti per aver mal gestito e mal amministrato la società», si legge nelle motivazioni del primo giudice. Da qui «Le condotte intimidatorie, il fare agitato e i toni accesi contro uno dei componenti della famiglia che, a detta degli imputati, avevano portato alla rovina la squadra lilla».
Famiglia che, peraltro, aveva già ceduto a inizio 2017 le redini della società di via Palermo.
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