CORONAVIRUS
Casa di riposo in trincea
A Sant’Erasmo dopo quattro contagi rilanciato l’appello per i tamponi

La situazione è difficile alla Rsa Sant’Erasmo, la storica casa di riposo legnanese che conta 125 ospiti. E il direttore generale della Fondazione, Livio Frigoli, non lo nasconde: «La decisione dell’Ospedale di far rientrare nella nostra Rsa un ospite affetto da Covid-19 ci ha spiazzati, ma non al punto da costringerci a cedere. E anche se qualcuno vorrebbe trasformarci in un “lazzaretto” (la decisione di non sottoporre operatori e ospiti all’esame del tampone per il contagio da Covid-19 causa dubbi e problemi organizzativi insormontabili soprattutto alla luce di queste, ultime scelte sulle quali non abbiamo controllo) il nostro impegno non si fermerà certamente qui».
Il primo caso di Coronavirus era stato registrato lo scorso 3 marzo e ad oggi sono stati in totale quattro i contagiati: due operatrici (di cui una ancora ricoverata in ospedale e una invece già dimessa), una ospite di 94 anni che è deceduta e un un altro anziano ricoverato che lunedì 9 marzo era stato portato in ospedale con la febbre, ma che è stato poco dopo rimandato indietro (si trova adesso isolato in una zona apposita della struttura).
Nel frattempo Frigoli aveva chiesto alla Ats il tampone su tutti gli operatori e su tutti gli ospiti per avere un quadro preciso della situazione, cosa che è stata però negata senza dare spiegazioni. Allora il presidente Domenico Godano ha chiesto al commissario prefettizio Cristiana Cirelli di intervenire obbligando la Ats ai controlli. Tuttavia la stessa commissaria ha risposto che il provvedimento non rientra nella sfera delle sue competenze.
Così Frigoli rilancia l’allarme: «Ci manca personale (soprattutto infermieri), ci mancano le scorte di alcuni dispositivi di protezione. Ci mancano, infine, risposte coerenti e adeguate da parte di Ats e Regione, ma tiriamo diritto».
Nel frattempo gli operatori in malattia sono diventati 22 su 89: «Avremo serie difficoltà a coprire i turni del fine settimana e stiamo comunque provando a fare del nostro meglio. Ce la faremo solo grazie all’impegno di chi continua a prestare la propria opera all’interno della struttura ben oltre gli obblighi previsti. Purtroppo con il passare delle ore le situazioni critiche (temperature sopra i 38° gradi) sono diventate sei e con questa criticità ci troviamo a fare i conti. Abbiamo anche incontrato il direttore del dipartimento interaziendale cure palliative Milano Ovest, Michele Sofia, e formulato una serie di richieste per le quali speriamo di poter ottenere risposte positive. L’obiettivo rimane quello che abbiamo sempre avuto: garantire la miglior qualità di vita a tutti i nostri pazienti».
Intanto chi lavora alla Sant’Erasmo resta in trincea.
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