IL CASO
Giallo dei teschi, arriva l’esperta
La Procura affida all’anatomopatologa Cristina Cattaneo il compito di svelare il mistero delle ossa

Il caso non è chiuso, per scoprire da dove vengono i due teschi che lo scorso gennaio erano stati ritrovati in un sacchetto abbandonato dentro il perimetro del Cimitero Parco, la Procura di Busto Arsizio ha chiesto una consulenza al più celebre tra gli anatomopatologi italiani: il compito di datare le ossa è stato affidato a Cristina Cattaneo, professionista notissima perché di fatto si è occupata di tutti grandi misteri che la cronaca nera ha regalato negli ultimi anni agli italiani.
Nessuna pista
Le ossa erano state rinvenute la mattina del 17 gennaio scorso da un dipendente di Aemme linea Ambiente, la società del gruppo Amga che si occupa dello smaltimento di rifiuti. L’operaio si stava occupando della pulizia dei vialetti del cimitero parco, quando è incappato in un sacchetto di plastica abbandonato a ridosso di uno dei muri dell’ossario.
Prima di buttarlo nel cassonetto l’uomo ci ha guardato dentro, ed ecco la macabra scoperta: nel sacchetto c’erano delle ossa, verosimilmente due crani umani.
Le ossa erano incrostate di terra, l’ipotesi più probabile è che potessero appartenere a scheletri che erano stati riesumati chissà quando, perché si trovassero lì però era un mistero.
Così l’addetto di Ala ha telefonato al 112, e una manciata di minuti dopo davanti all’ingresso del cimitero è arrivata una volante del commissariato di polizia di via Gilardelli.
Gli agenti hanno ascoltato i testimoni e recuperato i teschi, poi hanno avvisato il sostituto procuratore Martina Melita, di turno alla Procura di Busto.
Melita ha ordinato il sequestro delle ossa, che sono state sottoposte a un primo sommario accertamento. Sì, in effetti sembravano proprio resti umani.
Ma chi li aveva lasciati lì? Questa volta nessuna speranza di ottenere una risposta dalle telecamere, e questo semplicemente perché nel cimitero non esiste un impianto di videosorveglianza. Nessuno ha visto niente, quel sacchetto pareva comparso all’improvviso.
Esclusa di fatto l’ipotesi che potesse trattarsi dei resti di persone vittime di un delitto, resta da capire se qualcuno abbia voluto disfarsi di quei resti, oppure se al contrario abbia avuto intenzione di rubarli.
Il traffico di resti umani è proibito dalla legge, ma a quanto pare c’è chi è disposto a spendere 600 euro per un cranio in buono stato di conservazione.
Nell’impossibilità di formulare ipotesi più precise, il pubblico ministero ha quindi preferito procedere per gradi, cominciando dal ricostruire la storia dei reperti. In caso come questi, la Procura si affida a consulenti esterni: il sostituto procuratore Melita ha quindi deciso di affidare il caso al Laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano diretto dalla professoressa Cristina Cattaneo, la cui professionalità e competenza è riconosciuta a livello internazionale.
Le tre domande
Sostanzialmente, Cattaneo disporrà una serie di accertamenti utili a rispondere a tre domande fondamentali per l’indagine: quelle ritrovate nel sacchetto sono davvero ossa umane? Se sì, a quale periodo risale il decesso? I residui di terra di cui sono incrostati le ossa potrebbero poi essere utili per risalire al luogo di sepoltura?
Il primo quesito dovrebbe essere di facile soluzione: per peso e conformazione, le ossa potrebbero essere compatibili con quelle di crani umani.
Più complessi gli accertamenti sul secondo e sul terzo punto: i reperti dovranno essere datati, poi la terra sarà analizzata. Il Labanof ha tutti gli strumenti per dare le risposte del caso. Quando è stato necessario, la squadra di Cattaneo è stata in grado di ricostruire il volto di una vittima partendo da un frammento di osso, la competenza dei laboratori milanesi è un punto di riferimento a livello europeo.
Tutto sta nell’avere pazienza: visto che non ci sono assassini da inseguire, le risposte potrebbero arrivare tra mesi.
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