LUNA PARK
Giostre, «No al dissequestro»
Dopo la caduta della 13enne dalla “Zattera” continuano le indagini. S’aggrava la posizione di tre indagati, finiti ai domiciliari

Sino a questo momento tutte le numerose istanze di dissequestro delle giostre presentate dai gestori non sono state accolte dal giudice del Riesame del Tribunale di Vercelli.
Non solo: s’è aggravata la posizione di tre dei 36 indagati nell’operazione “Luna park”. Questi individui avevano l’obbligo di dimora, ma hanno abbandonato il luogo di residenza per continuare a svolgere, da quanto è emerso dalle indagini effettuate dai carabinieri del nucleo investigativo e del reparto operativo del comando provinciale di Vercelli, delle attività illecite. Così il gip del Tribunale della città piemontese ha disposto per loro gli arresti domiciliari.
Questo provvedimento è andato ad aggiungersi alle misure restrittive applicate a fine febbraio nei confronti di altre sette persone, fra cui il comandante della polizia locale di Borgo D’Ale.
Per gli inquirenti sono state pagate delle tangenti in cambio della concessione, senza le obbligatorie verifiche, delle autorizzazioni per gli spettacoli viaggianti. Il via libera arrivava anche se le commissioni di vigilanza non venivano convocate per controllarne il funzionamento.
I fatti risalgono al biennio compreso fra il 2016 e il 2018. Gli accertamenti hanno avuto inizio nel marzo dello scorso anno dopo che, la sera del 3 novembre 2017, una ragazzina di 13 anni era caduta, a Legnano, dalla “Zattera”, una delle giostre più gettonate. Un volo di nove metri che le era costato la frattura del femore. Il primo a notare delle anomalie nelle procedure seguite sul fronte del rilascio dei permessi in questo settore è stato il sindaco proprio di Borgo D’Ale Pier Mauro Andorno che ha informato i carabinieri della stazione di Cigliano.
In questa fase i militari stanno esaminando la consistente documentazione acquisita nel momento del sequestro di 1.095 attrazioni, di proprietà di quasi settecento fra persone fisiche e società disseminate in 88 province dello Stivale, irregolarmente certificate: ciò permetterà anche di stabilire eventuali, ulteriori, responsabilità. Le perquisizioni avevano interessato anche località delle province di Varese, Milano e Novara.
Al tempo stesso, visto che l’autorità giudiziaria ha confermato l’impianto probatorio prodotto dall’Arma ritenendo ancora attuale la pericolosità di quelle attrezzature e vietandone di conseguenza l’utilizzo, alcuni esercenti stanno provvedendo a richiedere l’annullamento del codice identificativo emesso in modo illegittimo e a far sottoporre le giostre a nuove verifiche al termine delle quali i clienti potranno tornare a usarle in piena sicurezza.
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