L’INTERESSAMENTO
Gli emiri vogliono la Franco Tosi
Progetto industriale per lo storico stabilimento. Andrea Lolli: «Si va alla gara»

Altro che le telenovele sudamericane: gli emiri vogliono mettere le mani sulla Franco Tosi.
A chi abita nell’Alto Milanese e vuole colpi di scena a raffica dovrebbe bastare la storia dell‘azienda simbolo del territorio che sta cercando di risorgere dalle proprie ceneri dopo la disastrosa gestione del Gruppo Casti prima e degli indiani di Gammon poi.
Dopo cinque anni di tira e molla, giusto il mese scorso il commissario Andrea Lolli, incaricato dal Ministero per lo sviluppo industriale di gestire la vendita dello storico stabilimento di piazza Monumento, ha raggiunto l’intesa con il padrone della nuova Franco Tosi, l’imprenditore Brianzolo Alberto Presezzi.
Il cuore dello stabilimento, 36mila metri quadrati tra uffici, sala montaggio e magazzini (ma non l’officina) è in vendita per poco più di due milioni di euro.
Per la precisione l’avviso di vendita pubblicato da Lolli il 25 giugno scorso parla di 2.070.000 euro, cioè di 57 euro e 50 centesimi per ogni metro quadrato.
Il bando è stato realizzato su misura per permettere a Presezzi di tenere uffici e progettazione della nuova Franco Tosi a Legnano, altri soggetti eventualmente interessati possono comunque presentare le loro offerte migliorative entro l’8 agosto, ed ecco che è successo l’imprevisto.
Il prezzo è tanto conveniente che la scorsa settimana l’avvocato Roberto Fischi, personaggio notissimo in città, ha contatto la procedura per valutare una sua offerta.
TRA LA SVIZZERA E DUBAI
Fischi non è il primo venuto: il suo studio ha sedi in Svizzera e a Dubai, nell’Alto Milanese è noto (per esempio) per aver avuto un ruolo di primo piano nel salvataggio della Carlo Banfi Spa di Rescaldina.
Alla Tosi è interessato in nome e per conto di due aziende meccaniche italiane che stanno vivendo un buon momento e che quindi hanno bisogno di spazi.
In questa fase i dettagli restano ovviamente riservati, ma in entrambi i casi si tratta di aziende che hanno stabilimenti di produzione in diversi stati europei, e che possono contare anche su capitali stranieri.
Soprattutto su quelli di alcuni soci arabi che sarebbero interessati a investire in una delle zone più produttive del Nord Italia.
Anche restando a Legnano non sarebbe la prima volta: la Raimondi Cranes, ad esempio, dal 2013 è di proprietà dell’emiro Khaled Bin Al Waleed Al Saud, che l’ha rilanciata mettendo mano al portafoglio e risolvendo problemi di liquidità che la storica proprietà non riusciva più ad affrontare.
Fischi non si sbilancia, l’operazione è in fase di perfezionamento ed è ancora presto per capire se i soldi arriveranno da Dubai o da Lugano.
Di certo, i due milioni per l’acquisizione dell’area sono il meno.
«Il progetto dei miei clienti è industriale - conferma l’avvocato -. L’area merita attenzione, attualmente sono allo studio due possibili piani di investimento. Il tempo non è molto, ma il nostro obiettivo è quello di formulare un’offerta entro i primi giorni di agosto».
LA COMPETIZIONE
Di aree ex Franco Tosi oggi ce ne sono in vendita tre, ma sia Presezzi che Fischi e i suoi clienti sono interessati ai 36mila metri quadrati che la procedura ha indicato come ”area rossa”. Se Fischi dovesse presentare la sua offerta, cosa succederebbe?
«Le due offerte di acquisto verrebbero messe a confronto - spiega Lolli -. Se entrambe saranno formulate nei tempi e nei modi previsti dal bando, si passerà quindi alla fase competitiva. I due offerenti saranno messi in gara e alla fine vincerà quello che pagherà di più. Questo naturalmente nell’interesse dei creditori della vecchia Franco Tosi».
I quali, è bene ricordarlo, attendono da cinque anni di incassare almeno una parte dei 450 milioni di euro di crediti accumulati nei confronti della vecchia Tosi a partire da quando 19 anni fa Finmeccanica decise di farsi da parte e di cedere l’azienda a Castiglioni.
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