L’ACCUSA
Mille giostre sotto sequestro
Maxi inchiesta dopo l’incidente del 2017 in piazza Primo Maggio. Indagate anche 36 persone

Tutto è partito dall’incidente che nel pomeriggio del 3 novembre 2017 era costato a una ragazzina di Legnano la frattura del femore.
Sessanta giorni di prognosi per un volo di nove metri, perché la sbarra di sicurezza della giostra sulla quale era salita si era improvvisamente aperta. Durante l’indagine per lesioni gravi avviata dalla Procura di Busto Arsizio a carico del titolare della giostra, Agenzia di tutela della salute Città metropolitana di Milano 1 aveva diramato un avviso a tutte le Asl d’Italia, chiedendo di fare attenzione al rispetto delle norme di sicurezza nei Luna park.
Il risultato? Le prime verifiche compiute in Piemonte hanno permesso alla Procura di Vercelli di ipotizzare il pagamento di tangenti in cambio della concessione, senza le obbligatorie verifiche, delle autorizzazioni per le attrazioni dei luna park. Secondo l’accusa, tra il 2016 e il 2018, il comandante della polizia locale di Borgo D’Ale, ora in manette, avrebbe rilasciato agli ambulanti un migliaio di codici identificativi, così viene definita la rispondenza delle giostre ai requisiti di sicurezza. Il tutto senza un solo controllo.
UN ANNO DI VERIFICHE
Gli accertamenti avviati dopo l’incidente avvenuto al Luna Park di Legnano hanno fatto emergere uno scenario inquietante. Letta l’informativa dell’Ats, nel marzo 2018 è stato il sindaco del Comune vercellese il primo a notare alcune gravi anomalie rispetto alle procedure da seguire in materia di rilascio dei permessi in questo settore.
L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Davide Pretti e portata avanti dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Vercelli e della stazione di Cigliano, s’è ben presto estesa a tutta l’Italia.
Nella mattinata di ieri, mercoledì 27 febbraio, al fine di bloccare definitivamente l’uso di attrezzature potenzialmente pericolose, sono stati eseguiti sequestri a carico di 1.095 spettacoli viaggianti di proprietà di quasi settecento fra persone fisiche e società disseminate in 88 province.
Sono state inoltre disposte dal Gip del Tribunale di Vercelli sette misure restrittive. Nel corso dell’operazione, che ha visto impegnati oltre settanta militari, si sono contate anche 29 perquisizioni che hanno interessato località delle province di Varese, Milano e Novara, oltre che di quelle di Pavia, Brescia, Vercelli, Torino, Modena, Ravenna, Rovigo, Roma, Latina, Pescara, Potenza, Foggia e Lecce.
LE SEI IPOTESI DI ACCUSA
Al momento, risultano indagate 36 persone, ma non è escluso il coinvolgimento di altri individui.
Sono ritenute responsabili, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e peculato.
Per alcune delle figure minori di questa inchiesta, si stanno vagliando anche altre ipotesi di reato come il traffico di sostanze stupefacenti, la detenzione illegale di armi, il furto aggravato e la spendita di banconote false. In base a quanto è emerso, nessuna commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo è mai stata convocata per esaminare il funzionamento di quanto ora è finito sotto sequestro.
Dal momento che la registrazione delle giostre può avvenire ovunque, secondo gli inquirenti alcuni intermediari, in contatto con i proprietari delle attrazioni, avrebbero indirizzato le richieste verso Borgo D’Ale.
© Riproduzione Riservata