DELITTO ALOISIO
Rispoli rimane in carcere
Il Riesame boccia la richiesta del difensore del capo della ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo

Ha detto male il Tribunale del Riesame di Milano a Vincenzo Rispoli. È stata infatti respinta la richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato Michele D’Agostino, legale del cinquantaseienne di Cirò Marina, boss della cosca della ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, contro l’ordinanza del gip Maria Vicidomini che ha portato al suo arresto con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato dalle finalità mafiose per l’esecuzione di Cataldo Aloisio, 34 anni, piccolo imprenditore edile, anche lui di Cirò, trovato cadavere la mattina del 27 settembre di 11 anni fa alla periferia di San Giorgio sul Legnano.
Il Riesame si è preso 45 giorni per depositare le motivazioni del verdetto che, peraltro, il legale di Rispoli, ha già anticipato di voler impugnare in Cassazione. «Siamo di fronte a chiamate di correità indirette. In altre parole, le persone che accusano Rispoli di aver partecipato all’omicidio riferiscono quanto sentito da altri. Lo stesso Francesco Farao, che pure attribuisce al fratello Vincenzo l’omicidio del cognato (Cataldo Aloisio era sposato con la sorella di Francesco e Vincenzo Farao, ndr), riferisce quanto saputo da un cugino», ha dichiarato l’avvocato D’Agostino, già difensore di Rispoli ai tempi del processo “Bad Boys” di Busto Arsizio.
Un procedimento che si era concluso con una condanna definitiva a otto anni di carcere per associazione mafiosa per il capo del locale di Legnano nipote del boss di Cirò Marina Silvio Farao (la mamma di Rispoli è sorella di Silvio e Giuseppe Farao, quest’ultimo accusato di essere mandante dell’omicidio Aloisio al pari dell’altro boss Cataldo Marincola), ora recluso in regime detentivo di alta sorveglianza nel carcere di Opera.
A seguire le dichiarazioni Francesco Farao, che appartiene alla piccola pattuglia di padrini della ‘ndrangheta che hanno deciso di collaborare con la giustizia, Cataldo Aloisio, ucciso perché si temeva potesse vendicare lo zio Vincenzo Pirillo (assassinato a Cirò Marina il 5 agosto del 2007 per una cattiva gestione della cassa del clan Farao, del quale per un certo periodo era stato reggente), sarebbe stato attirato in trappola all’ex bar Ritual di Legnano, dove avrebbe incontrato il suo killer, Vincenzo Farao, salito in quei giorni a San Giorgio su Legnano, dove era ospite della mamma di Rispoli, e lo stesso Vincenzo Rispoli, che secondo i magistrati della Distrettuale Antimafia di Milano avrebbe guidato l’auto utilizzata per consumare il delitto. «Le celle telefoniche collocano Rispoli e tutto il suo entourage in quel bar la sera del delitto? Può essere, ma non c’è davvero nulla di strano». Quel bar (all’epoca in gestione della famiglia del “mammasantissima” secessionista Carmelo Novella) in precedenza si chiamava Gaia ed era gestito dallo stesso Rispoli che spesso e volentieri era lì, ha insistito l’avvocato D’Agostino, ribadendo la portata indiziaria delle contestazioni mosse dalla Dda di Milano.
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