LA VERTENZA
Abusiva fa causa a Fiom. E vince
Lavorava senza contratto, la Cgil dovrà risarcirla con 110mila euro: dirigenti sospesi

Nadia Zacchi ha lavorato per tre anni a tempo pieno, ma senza un contratto.
Il colmo è che l’abbia fatto per il sindacato, la Fiom Cgil Ticino Olona.
La sentenza della sezione Lavoro della Corte d’Appello di Milano ha determinato che la sindacalista dovrà essere risarcita con quasi 105mila euro tra retribuzione e trattamento di fine rapporto e poco più di 4.500 euro in buoni pasto.
La vicenda ha avuto le sue conseguenze sulla Fiom locale, dove il gruppo dirigente è stato sospeso per otto mesi con ritiro della tessera Cgil, a far data dall’1 maggio 2019.
Si conclude così una vicenda che ha visto Zacchi inizialmente soccombente in Tribunale dopo che l’attività svolta per la Fiom si era conclusa nel 2013. Gli anni oggetto del contendere fra le parti sono quelli che vanno dal luglio 2010 al dicembre 2013. Zacchi aveva già svolto attività di lavoro dipendente per la Fiom, fino al suo licenziamento, avvenuto nel 2009 “per giustificato motivo oggettivo”.
La vertenza fra le parti è stata in seguito oggetto di conciliazione e ha portato Zacchi e l’organizzazione sindacale a concludere un contratto di collaborazione volontaria e gratuita con previsione di rimborso spese. In base a questo contratto Zacchi si impegnava a svolgere opera definita come proselitismo e attività connesse, ad esempio il volantinaggio.
Questo, però, soltanto sulla carta, perché in realtà la sindacalista ha portato prove ai giudici che testimoniano di aver svolto nei tre anni una serie di attività ben più complesse all’interno di un orario lavorativo preciso e di essere stata sottoposta all’organizzazione e alla disciplina del sindacato. Contrariamente all’impegno di svolgere esclusivamente attività di proselitismo, Zacchi ha dimostrato con tanto di documentazione di aver sottoscritto accordi sindacali, promosso assemblee e partecipato alle conciliazioni.
È la stessa Zacchi ad avere dichiarato di avere svolto il rapporto come da incarico, ma che questo, quasi subito, si era modificato «estendendosi alle attività proprie della segreteria del sindacato».
A testimoniare il fatto è stato l’ex segretario organizzativo della Fiom locale che ha parlato di ” riammettere” la Zacchi, facendole riprendere le mansioni che aveva prima del licenziamento, ha usato l’espressione “riassumere”, indicato lo stipendio concordato fra le parti e confermato che l’attività si svolgeva sotto le direttive del rappresentante della segreteria.
Anche una collega ha testimoniato la presenza quasi tutti i giorni in ufficio, quello legnanese di via Calatafimi, e l’utilizzo di un programma accessibile solo ai dipendenti del sindacato.
Nulla di più lontano, insomma, da una collaborazione volontaria.
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