TIRO A SEGNO
«Sogno Tokyo, ma ora sparo al computer»
Marco De Nicolo continua ad allenarsi a casa dopo la sospensione dell’attività. L’obiettivo del legnanese, 44 annia settembre, è la sesta Olimpiade
La forza dell’esperienza è una delle grandi qualità di Marco De Nicolo, tiratore legnanese che ha nel mirino Tokyo 2020 (+1): per lui sarebbe la sesta Olimpiade della carriera.
L’Italia avrà due posti nella specialità Carabina 3 posizioni: oltre a De Nicolo, anche Lorenzo Bacci e Marco Suppini hanno conquistato il pass. Spetterà al commissario tecnico Valentina Turisini decidere chi portare in Giappone e se far continuare l’avventura a cinque cerchi dell’altomilanese.
De Nicolo, che cosa pensa del posticipo di un anno delle Olimpiadi?
«Sono assolutamente d’accordo con questa scelta. Oltre al fatto che gli atleti sono fermi praticamente ovunque, non dobbiamo mai dimenticare quante persone al mondo stanno soffrendo in questo periodo. Io credo che lo sport potesse e dovesse fermarsi anche prima di quanto abbia fatto. Non siamo fondamentali per mandare avanti il Paese che ora, purtroppo, ha bisogno di altre cose, diverse dal calcio o dal tiro a segno».
Tra l’altro, in queste settimane lei avrebbe dovuto fare l’esordio stagionale in Coppa del Mondo in India.
«Per quanto paradossale possa sembrare, la tappa di New Delhi non è stata cancellata (come successo invece con quella di Monaco, ndr) ma spostata a fine maggio. Posso dire sin da ora che assolutamente non mi muoverò dall’Italia e dalla mia famiglia».
A livello personale, che cosa comporta questo posticipo di 12 mesi delle Olimpiadi?
«Il 30 settembre compirò 44 anni, dunque l’età non è certo dalla mia. Spostare avanti il traguardo finale della mia carriera lo rende più difficile da raggiungere, non solo per un discorso strettamente anagrafico. Il 2018 e il 2019 sono stati due anni molto positivi, nei quali ho ritrovato il giusto feeling con la pedana raccogliendo un argento e due bronzi nelle tappe di Coppa del Mondo. Il problema è che, con questa stagione che andrà persa, rischio di sottostare a uno stop di un anno e mezzo dalle gare di alto livello».
Quali sono le sue sensazioni in vista del 2021?
«Io farò tutto quel che è nelle mie possibilità per tornare a sparare come nelle ultime uscite, ma se non ci riuscirò, o i miei due compagni di Nazionale saranno più bravi, pazienza. Quel che ho fatto nella mia carriera parla da solo, sono totalmente sereno perché conosco quanti sacrifici siano serviti per gareggiare nelle “prime” cinque Olimpiadi».
Da quanto è fermo e che cosa riesce a fare per allenarsi in questo periodo di quarantena?
«Al poligono praticamente non vado da inizio marzo, ma stando a casa ho la possibilità di allenarmi con un simulatore: grazie a un computer esiste il modo di segnalarmi i movimenti dell’arma e i risultati dei colpi sul bersaglio. Praticamente faccio lo stesso lavoro che farei al poligono, solo che sparo “a secco”, senza lasciar partire il proiettile. Di solito tale sistema si utilizza a inizio stagione, perché è utile per lavorare sull’aspetto tecnico del gesto, ma in questo periodo non ci sono altre possibilità».
Fino al momento della sospensione come stava andando la sua preparazione?
«Ho vissuto due momenti diversi. Tra novembre e dicembre ero molto convinto della bontà del lavoro fatto, poi ho avuto qualche intoppo. Mi sono allenato all’aperto e non ero lucidissimo, sembrava che avessi raggiunto il picco della condizione troppo presto, non riuscivo più a trovare la fluidità che volevo».
Quale può essere la sua arma segreta (oltre alla carabina, ovviamente) per Tokyo?
«La motivazione che mi ha sempre spinto. Devo sfruttare questo periodo per farmi trovare pronto quando finalmente potremo tornare in pedana».
Il Giappone è già nel mirino.
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