IL CASO
Spaccano tutto per sfogarsi
Nella «stanza della rabbia» con elmetti e ginocchiere si distruggono decine di oggetti: entrano soprattutto donne

Stress, rabbia, tristezza, disperazione, frustrazioni di ogni genere: sono tanti i sentimenti che si è costretti a reprimere, vuoi per opportunità, vuoi per le convenzioni sociali che obbligano a comportarsi in un certo modo, ponendo un freno a quell’istinto di spaccare tutto che prende quando ci si sente proprio fuori dai gangheri.
C’è chi si rifugia nelle sedute di yoga, chi va dallo psicologo, chi ricorre ai massaggi decontratturanti e antistress e chi, invece, decide di liberarsi di tutto ciò che ha dentro frequentando un luogo dove spaccare tutto senza conseguenze non solo si può, ma si deve: è la cosiddetta «Stanza della rabbia», la struttura aperta da marzo dello scorso anno in via privata Faravelli, al confine con Canegrate.
Questa di Legnano è stata tra le prime aperte in Italia: nei mesi successivi sono sorte esperienze analoghe in altre città, come Roma, Bologna e Forlì, ma ancora oggi nel nostro Paese questi luoghi si possono comunque contare sulle dita di una mano. Tutti, peraltro, accomunati dal successo.
Aperta solo tre giorni la settimana (venerdì, sabato e domenica), in fasce orarie piuttosto ampie, la stanza legnanese della rabbia conta circa trenta clienti la settimana: donne per lo più.
«Vengono da noi per sfogare lo stress, oppure per tirar fuori quell’aggressività che non possono o non riescono a dimostrare nella vita di tutti i giorni», spiega Simone Badolato che, insieme ad altri tre soci (Alessandro Marchetti, Stefano Rosina e Aldo Pecora), gestisce la struttura legnanese di via Faravelli.
Prima di entrare nella stanza, i clienti vengono muniti di protezioni (elmetti, guanti, ginocchiere, e altro ancora), in modo da evitare che si facciano male.
Certo, perché tra gli oggetti in dotazione, ci sono bottiglie e bicchieri da lanciare contro le pareti, ma anche elettrodomestici, computer e tastiere da spaccare con l’ausilio di mazze, piedi di porco e bastoni: «Le persone traggono piacere dal forte rumore del vetro che si frantuma. Il lancio degli oggetti e il rumore producono quando vanno ad impattare contro una superficie regalano un senso di liberazione a volte tanto profondo da sfociare in un pianto irrefrenabile», spiega Simone, che non di rado raccoglie anche le confessioni e gli sfoghi dei clienti.
C’è chi subisce quotidianamente situazioni di mobbing sul posto di lavoro, chi scopre un tradimento da parte del partner, chi vorrebbe cambiare totalmente vita ma non ne ha il coraggio, chi è vittima di bullismo e non trova la forza di reagire: sono tanti, insomma, i motivi che spingono le persone a frequentare la «rage room», ma per fortuna non sempre alla base della scelta c’è un problema.
Qualcuno (una minoranza, a dire il vero), va per semplice curiosità, oppure per una serata di divertimento alternativo con gli amici: basti pensare che è possibile anche richiedere una colonna sonora per accompagnare l’istinto distruttivo.
I pacchetti sono diversi: si va da un minimo di venti oggetti da distruggere ad un massimo di quaranta, con cifre che variano da 30 a 80 euro. Insomma, anche lo sfogo ha il suo prezzo.
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